giovedì 31 gennaio 2013

L'Orologio dell'Apocalisse



In questi giorni sto ascoltando diversi album degli Iron Maiden, godendomi la voce di Bruce Dickinson che in alcuni pezzi, come “Bring your daughter... To the slaughter”, raggiunge un’estensione davvero notevole. Un altro pezzo molto rappresentativo è senz’altro “2 minutes to midnight”, datato 1984, che mi ha portato a rileggere e riscoprire il cosiddetto Orologio dell’Apocalisse.
Quest’orologio, puramente simbolico, è stato creato nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago, e serve da allora a segnalare quanto siamo vicini alla fine del mondo a causa delle armi atomiche. C’è da dire che venne creato appunto per tenere alta la tensione su questo problema e per evitare, per quanto possibile, di raggiungere la mezzanotte, ma il fatto che non sia andato mai più in là delle 23.43 dà da pensare.
Innanzitutto, come funziona? Nel 1947 gli scienziati dettero un’ora d’inizio, fissata alle 23.53 calcolando il boom di quegli anni delle armi nucleari. Ogni azione dell’uomo, dai patti di non belligeranza alla corsa per sviluppare l’apparato bellico, fanno scattare l’orologio in avanti o indietro. Tra il 1949 e il 1960, l’orologio si spostò dapprima sulle 23.57 e poi sulle 23.58 (appunto “2 minutes to midnight”), fino a quando il presidente americano John Fitzgerald Kennedy firmò il Partial Test Ban Treaty, che tentò di mettere al bando i test nucleari.
Da allora, il su e giù dell’orologio ci ha portati all’attuale 23.55, con un nuovo fattore che regola l’ora dal 2007: l’inquinamento atmosferico. Non a caso lo scarto alla mezzanotte dal 2007 a oggi è diminuito di due minuti. Ora, perché nonostante quest’indice di pericolo, unito ai sempre più allarmanti bollettini tecnici, si faccia davvero poco per rendere più salubre l’aria terrestre è la vera domanda.
A cui peraltro non c’è risposta, o meglio ce ne sarebbe una sola, brevissima: soldi. Ma l’estinzione della razza umana, a cui la mezzanotte porterà, cadrà anche su coloro che lucrano su questo settore, per cui non sembra una risposta sufficiente. Io credo che l’uomo stia perdendo l’istinto di autoconservazione, e se fra le persone comuni ciò è appena percettibile, non lo è altrettanto tra le persone cosiddette “di potere”, le cui scelte sono chiaramente deleterie per la Terra stessa.
La razza umana, a mio modesto avviso, ha fallito. E dato che tra noi e gli altri animali la differenza è nella capacità di immagazzinare informazioni che porta, con l’esperienza, a quella che chiamiamo “intelligenza”, forse il problema è lì. I gatti, ad esempio, hanno una memoria di pochi mesi: al di là di link zuccherosi su Facebook, da diabete puro, le madri stesse non riconoscono i figli dopo poco più di tre mesi e restano uniti solo perché, nel loro essere limitati, capiscono che l’unione fa la forza.
Però la mancata intelligenza li porta a non voler creare armi di distruzione di massa, quindi di chi è la vera superiorità?