lunedì 29 luglio 2013

When I’m walking a dark road, I am a man who walks alone



Come ho già fatto in altri due post, anche questa volta voglio parlarvi di un episodio vero accadutomi anni fa. Che poi, non è che la mia vita sia fatta esclusivamente di momenti così, io vi narro i più divertenti e/o importanti, ma per la maggior parte del tempo ho una giornata come quella che sta per finire: sveglia, colazione, lavoro, pausa pranzo, lavoro, cena, scrittura di questo pezzo (o in generale di qualcosa), nanna (quello fra poco).
Oggi vi parlo del motivo che mi ha spinto a comperare il mio primo telefonino. Se state pensando “e chissene” vi capisco, in tal caso potete interrompere la lettura.
Siete ancora qui? Mi fa piacere che siate rimasti. Bene, allora proseguo con la narrazione.
All’inizio degli anni 2000 ero l’inviato sportivo per conto di una testata giornalistica regionale della Campania. Andavo quindi a vedere le partite di molte squadre, anche se il massimo era ovviamente il Napoli. Con il senno di poi, non ho capito come io sia arrivato a 25 anni senza telefonino pur facendo il giornalista, ma tant’è.
Andavo allo stadio in automobile, solo che a volte serviva a mio fratello, all’epoca studente e che a volte lavorava di notte, e in tal caso andavo con qualche collega, essendo il mio paese ben distante da Napoli. Per l’ultima giornata della stagione 2003/2004, il Napoli ospitava l’Albinoleffe. Fu l’ultima partita prima del dichiarato fallimento, quindi la passione dei tifosi era ai minimi storici. Mio fratello lavorava, abbisognava della macchina, e io non trovai nessuno disposto a vedere quel che già si sapeva essere il canto del cigno del Napoli nel quale aveva militato anche Diego Armando Maradona.
Non mi persi d’animo e andai ugualmente, ma prima di partire mi organizzai con un amico, tra l’altro il cantante dei Deformed, gruppo di cui ho già parlato sul mio sito ufficiale. All’epoca ero solito far mattina a Napoli, automobile e impegni permettendo, e quindi ci demmo appuntamento in un pub del centro storico a notte inoltrata. Mio fratello mi accompagnò alla partita e poi andò a lavorare.
Mi godetti la partita, poi feci le mie interviste post match e uscii dallo stadio. Purtroppo non avevo beccato nessun amico tra i colleghi (non era una partita di interesse assoluto, diciamo, e molti avevano preferito non andare) e quindi mi incamminai verso il centro, senza la possibilità di contattare nessuno.
Mi resi conto che avevo sottovalutato Napoli di notte: qualche raro autobus passava, ma ero io a non avere idea di quale prendere. Persi un sacco di tempo, avvicinandomi alla meta a piedi e per qualche tratto con i pullman, ed evitando a pelle alcune persone e i vicoli, nonostante di giorno erano le scorciatoie più efficaci. Ma il tempo passava e io, senza cellulare, non sapevo se una volta arrivato a Piazza del Gesù, dove c’era il posto in cui avevo appuntamento con Danilo e altri amici, l’avrei trovato.
Il piano di riserva era passare tutta la notte per raggiungere il luogo in cui lavorava mio fratello, e dato che avrebbe finito all’alba sarei tornato con lui a casa.
Quasi alle due, giunsi finalmente a Piazza del Gesù ma, forse complice la stanchezza, non vidi subito il pub. Iniziai a disperare, quando tutt’a un tratto apparve il pub, mi ci diressi ed entrai. Danilo non c’era.
Pensai: “Ok, è finita, ci ho provato. Ho diverse ore per andare da mio fratello, dovrei arrivarci.” Il pub in questione l’avevo precedentemente visitato solo girando tra un bar e l’altro con relative bevute, quindi non è che ricordassi tutti i particolari, perciò prima di andarmene tornai sui miei passi e visitai ogni anfratto del locale.
A un certo punto sentii una voce inconfondibile e vidi che Danilo c’era. In un angolo buio, ma c’era, con altri amici.
Offrii da bere a tutti, sia per lo scampato pericolo e sia perché da un paio d’ore era scattato il mio compleanno.
Forse nemmeno questo sarebbe bastato per farmi capitolare all’uso del cellulare, forse la svolta fu una frase di Danilo appena ci vedemmo: “Nun t’accattà nu telefonin, m’arraccumann!”
A volte la tecnologia serve. Meno di una settimana dopo ne avevo uno, e da allora è stato molto più pratico chiamare gli amici di notte, invece di attraversare la città in autobus pieni di ubriaconi e strafatti.