domenica 19 luglio 2015

Caparezza il Veggente


Pochi giorni fa ho terminato il libro di Caparezza, “Saghe mentali”. Lettura interessante, anche se a parer mio perde mordente nella quarta parte, che toglie qualcosa al quarto album, “Le dimensioni del mio caos”. Le altre tre, invece, sono sì ironiche ma, specialmente la prima in cui parla della sua vita precedente alla trasformazione in Caparezza, sono assolutamente godibili.
Scrivo questo post perché ho trovato un passaggio a dir poco profetico. La seconda parte dell’opera, dedicata all’album “Verità supposte”, accompagna ogni canzone a una fiaba, ovviamente scritta nel suo stile graffiante e leggero al tempo stesso. La favola che accompagna il terzo brano, “La legge dell’ortica”, si apre con lo stralcio che riporto qui.
 
“C’era una volta, tanto e tanto tempo fa, uno SCRITTORE ATTEMPATO DI NESSUN SUCCESSO.
Viveva una vita GRIGIA, fatta solo di SFUMATURE, senza che il suo grigiore si avvicinasse mai al bianco né al nero. GRIGIO e basta.
Ormai assuefatto al suo grigiore, lo scrittore attempato di nessun successo decise di dare alle stampe un libro che parlasse di amori adolescenziali tra ragazze romantiche e bulletti rissosi.
Essendo questa una fiaba, non ci è dato sapere del perché di questa sua scelta.
Ed essendo questa una fiaba, e non un racconto realistico, il libro, scritto con un linguaggio sciatto e poco letterario, diventò un bestseller.
Di più: il successo del libro fu immediato, talmente immediato da non permettere allo scrittore attempato di nessun successo di adeguarsi al suo nuovo status di scrittore attempato di successo.
La fama lo regalò al mondo con la faccia e il fisico di un autore attempato, la pancetta e la pelata in bella evidenza, e con un’improbabile voce nasale, come un Eros Ramazzotti affetto da sinusite.”
 
Le parole in maiuscolo sono una mia aggiunta, e il motivo è semplice. Caparezza ha pubblicato questo libro nel 2008, e parla ovviamente di “Tre metri sopra il cielo” di Federico Moccia, del 2004. Ma le somiglianze con “50 sfumature di grigio” di E. L. James, del 2011, sono strabilianti, e vanno oltre ai termini usati che rimandano al titolo: scrittrice attempata di nessun successo (Moccia, nato nel 1963, si fa conoscere dal grande pubblico nel 2004, mentre E. L. James, nata sempre nel 1963, nel 2011), una storia che parla di amori (in questo caso anche di sesso, ma più o meno ci siamo) tra ragazze romantiche e bulletti rissosi, linguaggio sciatto e poco letterario (i romanzi di E. L. James sfruttano un vocabolario davvero ridotto all’osso), autrice che arriva al successo così velocemente da non riuscire a eliminare la pancetta per le prime foto da “celebrità”.
La domanda che mi e vi pongo è: Caparezza è un veggente o i motivi che rendono un libro di successo risiedono al di là dell’effettiva bellezza di un’opera, tanto che si possono prevedere altri casi simili in futuro?