tag:blogger.com,1999:blog-26903041709559582962024-03-14T02:15:47.771-07:00Il blog di Paolo MerendaPaolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.comBlogger122125tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-87166021257427623762022-12-22T11:08:00.000-08:002022-12-22T11:08:02.530-08:00Di Neom, balenottere, Mondiale in Qatar. E soldi<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLor2bBfhSFsyk2GjFZ6WpBzSLymTopX5hMPIDkA_adKgsfnWrUBOuaV6mV63Magu_3u--h9RaOv-MOUMMUGQzzbQWbWVU2muAaI-A0zQapc5-2EZVljHx8PH2zCU95KqQdd21lFWdy2_P8T28N1nrDp2ZVyiTq-9rxSu86Em4UXyKw0PivGb1tje7g/s1024/Overshoot%20Day.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLor2bBfhSFsyk2GjFZ6WpBzSLymTopX5hMPIDkA_adKgsfnWrUBOuaV6mV63Magu_3u--h9RaOv-MOUMMUGQzzbQWbWVU2muAaI-A0zQapc5-2EZVljHx8PH2zCU95KqQdd21lFWdy2_P8T28N1nrDp2ZVyiTq-9rxSu86Em4UXyKw0PivGb1tje7g/s320/Overshoot%20Day.jpg" width="320" /></a></div><br />Una delle cose maggiormente peculiari, quando si affronta il
tema del riscaldamento globale e del cambio climatico, è che bisogna fare
qualcosa, ma subito, adesso. E le mosse per salvare il genere umano difatti ci sono...<p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ad esempio, la creazione di una città di 26.500 km², nel deserto
dell’Arabia Saudita, che avrà al suo interno due montagne artificiali. A cosa
serviranno? Facile, a disputarci i giochi invernali asiatici del 2029. Nel
deserto. Anzi, su due montagne costruite ad hoc e innevate artificialmente per
tutto il tempo necessario.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Neom, che stando alle previsioni sarà alimentata solo da
energie rinnovabili (la mole di energia che serve per una cattedrale, anzi una
città nel deserto mi sembra qualcosa di proibitivo, ma vedremo), sarà estesa
appunto su 26.500 km² (New York, la Grande Mela, per capirci è estesa “solo”
783 km², immaginate quindi 33 New York una addossata all’altra, per formare il
megaquadrato che servirà a Neom). Costerà 500 miliardi di dollari
(500.000.000.000 dollari), e avrà uno sbocco sul mare appena percettibile, 170
km di costa sul Mar Rosso. La cosa più bella è che l’Arabia Saudita ha sì vinto
la corsa per ospitare i giochi invernali, ma Neom deve essere costruita a tempo
di record. Perché adesso non esiste ancora.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il che ci porta al Qatar, che ha recentemente ospitato i
Mondiali di calcio. Quanto è costato organizzarli? 221 miliardi di euro. Per
farvi capire quanti sono, al secondo, terzo e quarto posto dei costi più alti
per nazione che ha ospitato i Mondiali di calcio ci sono Brasile 2014, con 15,7
miliardi, Russia 2018 con 11,7 miliardi, e Corea-Giappone con 7 miliardi. Se, a
ogni modo, tutte le cifre spese per tutti gli altri Mondiali venissero sommate,
il Qatar avrebbe comunque il primato da sola di spendacciona. Almeno sono
serviti come palcoscenico che ha visto l’Argentina e Lionel Messi alzare la
Coppa del Mondo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">È solo una questione di soldi, allora? Non proprio. Va da sé
che un’alta montagna innevata in Arabia sia deleteria per la migrazione degli
uccelli e le forme di vita che fino a ieri stavano in quel punto, desertico. La
vita come la conosciamo viene danneggiata da strutture del genere, senza alcun
dubbio.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un dato, un numero preciso, potrà forse farvi capire meglio.
Sapete cos’è l’Earth Overshoot Day, il cosiddetto giorno del debito ecologico?
In pratica, ogni inizio anno viene calcolata l’energia che può dare la Terra
alle forme di vita che contiene. In teoria, l’uomo dovrebbe amministrare le
risorse per finire tutto esattamente il 31 dicembre a mezzanotte, se non oltre,
senza dunque finirle affatto. Invece, anno dopo anno l’Earth Overshoot Day è
venuto sempre prima. Nel 2022 è caduto il 28 luglio, ovvero dal 29 luglio abbiamo
preso energie dalla Terra che la usurano, passo dopo passo, causando problemi
come i violenti acquazzoni che portano a inondazioni, morti e feriti. È un modo
che usa la Terra per ricaricarsi, liberandosi da ciò che c’è sopra e che la danneggia.
Noi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma il giorno del debito ecologico è uguale dappertutto?
Ovviamente no, in Tibet arriva dopo rispetto alla più industrializzata America.
Qualche esempio? La nostra Italia ha avuto l’ora X il 15 maggio, mentre in
Siria, Senegal e Nepal non è ancora arrivato. Se la Terra fosse il Nepal,
sarebbe in forma smagliante. E se fosse l’Arabia Saudita? Ci vorrebbero tre
Terre per tollerarne l’uso di energia, dato che in Arabia l’Earth Overshoot Day
è arrivato il 27 aprile. E se la Terra fosse tutta come il Qatar? Allora ci vorrebbero
ben 9, nove, Terre, perché il giorno del debito ecologico in Qatar è arrivato
il 10 febbraio. Per fortuna, un altro primato, anche se il Lussemburgo l’ha
quasi superata, avendo il suo giorno del debito il 14 febbraio.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Greta Thunberg quindi ha ragione? Ovvio, ma di fronte
all’ultima notizia di cui vi do conto non so quanto serva. Tra il 2020 e il
2021 venne scoperta una nuova specie di balenottera, la Balenottera di Rice
(balenottera ricei) nel Golfo del Messico. Venne catalogata, registrata e vennero
cercati altri esemplari... 51 in tutto. Per capirci, i cinghiali che infestano
le città come Roma, in tutto il mondo sono oltre i due milioni, mentre i leoni
sono 20.000 e sono a forte rischio estinzione, figuratevi se fossero stati 51.<span style="display: none; mso-hide: all;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="display: none; mso-hide: all;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal">Ma cosa ha portato alla singolare scoperta (per un esemplare
in fuga che è finito spiaggiato) e all’ancor più singolare rischio di
estinzione della specie? L’industria petrolifera e quella del gas. È stato
anche chiesto al presidente americano, il democratico Joe Biden, di diminuire
l’apporto umano in una zona così piena di vita, ma per ora il presidente ignora
le richieste. Per poche decine di balenottere, in fondo... Peccato che sia solo
l’ennesimo campanello d’allarme che ci manda la Terra.</p>Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-66529068650471754692020-04-05T03:47:00.001-07:002020-04-05T03:47:17.100-07:00Meghan Markle vola negli Stati Uniti: è la Megxit 2?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-1TnQHjdylmo/Xom3IBjlBMI/AAAAAAAAA0I/OuNWxdUbg-sS_tQtoquXhqmN4y8PsSxkACLcBGAsYHQ/s1600/Willy%2Bil%2Bprincipe%2Bdi%2BBel%2BAir.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="390" data-original-width="585" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-1TnQHjdylmo/Xom3IBjlBMI/AAAAAAAAA0I/OuNWxdUbg-sS_tQtoquXhqmN4y8PsSxkACLcBGAsYHQ/s320/Willy%2Bil%2Bprincipe%2Bdi%2BBel%2BAir.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
di Elisabetta Esposito<br />
<br />
La definiscono così i tabloid britannici, tra cui il Sun, che afferma come questa mossa abbia lasciato “sbalorditi e inorriditi” i membri della Royal Family. Prima che i voli dal Canada agli Stati Uniti fossero cancellati, Meghan, il Principe Harry e il piccolo Archie Harrison pare si siano trasferiti a Los Angeles in via definitiva, lasciando così la loro casa sull’isola di Vancouver.<br />
Stando alle dichiarazioni rilasciate da una fonte anonima, i duchi di Sussex avevano già pianificato questa scelta da tempo: si sarebbero resi conto che il Canada non faceva al caso loro per una serie di ragioni e avrebbero deciso di stabilirsi nell’area di Los Angeles, dove poter lavorare e avere una rete di protezione parentale - poiché lì vive anche la madre di Meghan, Doria Ragland - e amicale. Inoltre è lì che si trovano agenti di Hollywood e pr. Nel Regno Unito molti pensavano invece che i Sussex sarebbero rientrati in patria, almeno nel periodo di emergenza dovuto al coronavirus, per stare vicini ai propri parenti, tra cui il Principe Carlo che è stato contagiato.<br />
Intanto pare che la duchessa sia stata ingaggiata dalla Disney per il doppiaggio di un film benefico sugli elefanti. Alcuni pensano sia la conseguenza del colloquio avuto un anno fa da Harry con il capo della Disney Bob Iger, durante la première del film live action de “Il re leone”. La nuova pellicola sugli elefanti raccoglierà fondi per l’ente Elephant Without Borders e potrebbe essere il trampolino di lancio per Meghan a Hollywood. Meghan sarebbe tra l’altro al lavoro su un libro per bambini.<br />
I tabloid, ora che i Sussex pare siano a Los Angeles, hanno dato vita a un gioco di parole relativo a Harry. Nella metropoli californiana c’è infatti un quartiere chiamato Bel Air, dove è stata ambientata una sit com con Will Smith molto celebre negli anni ’90, “Willy il principe di Bel Air”, il cui titolo originale è “The Fresh Prince”. Il nome del quartiere è diventato nei titoli dei tabloid quindi “Bel Heir”, cioè “erede”, dato che Harry è un principe ed è sesto nella linea di successione al trono britannico.<br />
Lo scandalo però è servito e non riguarda le ambizioni di Meghan, ma il fatto che la coppia abbia disatteso una scelta iniziale di vita: per i sudditi britannici, il Canada rappresentava un modo per i Sussex di restare comunque all’interno della Royal Family, vivendo in un Paese che fa parte del Commonwealth. Ora che si sono trasferiti negli Stati Uniti, cambierà qualcosa negli accordi per la Megxit stretti con la Regina Elisabetta II?Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-62445269431555425692020-03-01T08:47:00.000-08:002020-03-01T08:47:02.540-08:00Coronavirus, la vera natura del contagio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-wrmRItr4sFc/Xlvm9CisXiI/AAAAAAAAAz0/3E9SQakawHwsd18j6yFc-6fS_wjZIpz7QCLcBGAsYHQ/s1600/Coronavirus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="370" data-original-width="1330" height="89" src="https://1.bp.blogspot.com/-wrmRItr4sFc/Xlvm9CisXiI/AAAAAAAAAz0/3E9SQakawHwsd18j6yFc-6fS_wjZIpz7QCLcBGAsYHQ/s320/Coronavirus.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
In questi giorni ho letto e visto qualcosina sul tema caldissimo, bollente, del momento, il <b>Coronavirus</b>. Ho atteso un po’ per scriverne, attendendo il momento giusto. Ed è questo.<br />
Sì, perché il numero quotidiano di morti in Cina è in diminuzione dall’inizio del contagio. In Italia, restando alle cose di casa nostra, i primi pazienti registrati a Roma sono guariti, facendo arrivare a quasi 50 il numero totale, e diminuiscono i nuovi casi quotidiani scoperti. A questo punto, se a ogni azione corrisponde una reazione, dovrebbe diminuire la paura di ammalarsi di un virus mortale, almeno in Italia dove si contano 650 casi accertati. Che poi pure definirlo mortale è un tantino eccessivo: risulta letale per poco più del 2% dei contagiati, ciò significa che il 98% guarisce. Un morto non è mai un numero, non dobbiamo perdere l’umanità, ma riporto la percentuale perché abbiamo avuto altri virus più pericolosi in tempi recenti, dalla SARS all’Ebola, per citarne due, e non ricordo una psicosi di massa di questa portata.<br />
Allora perché il Covid-19 fa così tanta paura? C’è a mio avviso un secondo contagio, molto maggiore del primo: quello da social network, da notizie riportate volutamente in modo distorto, da politici che chiedono di chiudere i porti, come se da qualche giorno sui barconi diretti in Italia ci fossero orde di cinesi malati.<br />
Ma, a parte gli allarmismi provocati da altri, come mai l’italiano sta reagendo in maniera così enfatizzata già di suo? “Sessantenne controllato per sospetto Coronavirus” nella propria regione diventa, alle orecchie dei corregionali, “MORIREMO TUTTI! TUTTI!”<br />
Tra l’altro, originale e a tratti suicida il modo in cui si è diffuso (e continua a diffondersi) il contagio in Italia, rispetto ad altre nazioni. Facciamo un esempio: nella cosmopolita Londra nessun caso fino a tempi recentissimi. Poi hanno cominciato a fare i tamponi e in 3, 2, 1 i primi casi acclarati e il primo morto accertato. Dato che è improbabile che questo tizio aspettasse che gli riconoscessero il Covid-19 per morire, direi che ci sono stati tanti altri casi prima. Ma, adesso che è stato appurato che il Coronavirus è “atterrato” in Inghilterra, la popolazione risponde in modo corretto.<br />
In Italia il primo contagiato, l’ormai famoso paziente uno, è andato in giro, ha incontrato gente, ha visitato i dipendenti di cui è manager. Dopo contatti con centinaia di persone, gli è venuto in mente di avvertire che forse poteva essere malato di Coronavirus. Bene, ma almeno poi la cosa è stata limitata al Nord, specialmente a Codogno, scopertasi la nuova capitale nazionale, dato che tutti passano da lì, neanche fosse Medjugorje. Tutti i casi dubbi in quarantena, paesi interi, ma sarebbero bastati 14 giorni e tutto sarebbe finito.<br />
E invece no. Perché c’è stata una diaspora, molti abitanti di Codogno e altri paesi a rischio sono fuggiti al Sud, dove si trovano genitori o altri parenti, mettendo l’Italia a rischio pandemia. Quindi, un popolo che si comporta così può mai capire quando è ora di preoccuparsi lievemente per quella che di fatto è un’influenza, e quando farsi prendere dal terrore più nero?<br />
A ogni modo, come altre influenze andrà via, e gli affari grossi li avranno fatti i supermercati, presi d’assalto e che hanno registrato vendite altissime, per non parlare dei dati d’acquisto dell’Amuchina o delle mascherine. In fin dei conti, non saprei dire se è maggiore il contagio della paura, di chi crede di morire fulminato se si ammala e va a fare la spesa nemmeno fossimo a <a href="http://helldiano.blogspot.com/2019/07/chernobyl-levento.html" target="_blank">Chernobyl</a> nel 1986, o quello della stupidità, di chi fugge da zone in quarantena e si reca in luoghi non ancora infetti, ma senz’altro è minore il contagio del virus in sé.
Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-5640559581280183632020-01-22T04:20:00.000-08:002020-01-22T04:20:18.940-08:00The Spy, la leggenda di Eli Cohen approda su Netflix<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-BYZ7a0lLSt0/Xig91OEuVLI/AAAAAAAAAzg/Ko4Wu5dGRlkZXsPkD-_mQahd5x3AOCihQCLcBGAsYHQ/s1600/The%2BSpy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="381" data-original-width="559" height="218" src="https://1.bp.blogspot.com/-BYZ7a0lLSt0/Xig91OEuVLI/AAAAAAAAAzg/Ko4Wu5dGRlkZXsPkD-_mQahd5x3AOCihQCLcBGAsYHQ/s320/The%2BSpy.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Qualche settimana fa, spinto dal fatto che “The Spy”, come “<a href="http://helldiano.blogspot.com/2019/08/chernobyl-la-serie-tv.html" target="_blank">Chernobyl</a>”, è una serie autoconclusiva di poche puntate (5 per Chernobyl, 6 per The Spy), mi ci sono dedicato. La presenza di Sacha Baron Cohen nel ruolo della spia Eli Cohen ha avuto ulteriore peso: non solo ero curioso di vederlo in un ruolo serio, ma cerco di seguirlo dopo che mi ha sorpreso nel film “Il dittatore”, con alcuni scambi geniali sulla natura dell’uomo mascherati da comicità demenziale.<br />
Il ritmo, come per Chernobyl (premiato recentemente con due Golden Globe, tra cui quello di miglior miniserie dell’anno), è velocissimo. L’israeliano Eli Cohen diventa una spia in terra siriana, dopo i primi contatti in Argentina per costruirsi una storia personale, avvicinando personalità in vista della Siria. Il nome sotto copertura, Kāmil Amīn Thābit, gli si cuce pian piano addosso come i vestiti firmati che gli procurano per entrare nelle grazie dei vertici politici e militari. Il fedele rapporto con la moglie lo porta a destare qualche sospetto, quando si tiene lontano da donne siriane per un tempo troppo lungo, sentendo la mancanza della donna che ama e delle due figlie. Nel momento in cui gli viene consigliato dal Mossad, l’agenzia di intelligence di Israele per cui lavora, di sposarsi, come Kāmil Amīn Thābit, con una donna del luogo, il confine tra la vita da spia e quella da Eli Cohen, marito e padre amorevole, si fa labile e contribuisce alla scoperta e alla cattura. Le doti attoriali di Sacha Baron Cohen, come peraltro mi aspettavo, sono completamente promosse, e continuerò a seguirlo nei prossimi film.<br />
Scrivere che viene catturato non è uno spoiler: la prima puntata si apre con lui in carcere, in procinto di andare verso la pena capitale. In ogni caso la storia di Eli Cohen è ben nota e lo pone di fianco a spie del calibro di Mata Hari, che è stata attiva per molto meno tempo ed è stata catturata per un doppio gioco che stava per diventare triplo poco prima dell’arresto.<br />
Eli Cohen, invece, fedele al Mossad e alla causa israeliana, si è fatto spazio dal 1961 al 1965 fino a diventare viceministro siriano, quindi con una mole di informazioni pressoché infinita da comunicare. Le conseguenze delle sue azioni vengono pagate ancora oggi da una Siria rivoltata come un calzino da Cohen, tanto che il governo locale ha voluto prendersi una rivincita tardiva e, a mio modo di vedere, abbastanza puerile: a nulla valsero le richieste di grazia da parte di vari capi di stato, e perfino da Papa Paolo VI, e venne impiccato nel maggio del 1965. Ebbene, da allora, 55 anni fa, il corpo non è mai stato restituito alla moglie o alle figlie, nonostante gli impegni, le promesse, e la dedizione alla causa della moglie, attiva ancor oggi in tal senso.<br />
Alcune differenze tra realtà e serie TV distribuita da Netflix ovviamente non mancano, ma gli autori, il regista Gideon Raff e gli attori hanno a mio modo di vedere coperto i punti oscuri. Sono plausibili alcuni comportamenti di Eli Cohen nel suo appartamento e nella vita pubblica in Siria, le cui sfumature non arrivavano a Israele, interessata principalmente alle informazioni segrete. Ne esce un ritratto completo che val la pena vedere, anche se siete solo interessati alla serie TV e non a spulciare la storia vera.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-55736230959786624402019-12-19T04:50:00.001-08:002019-12-19T04:52:59.420-08:00The Man in the High Castle, la fine di tutto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-rydCJtVOFVI/XftxkUentzI/AAAAAAAAAzU/l8eQPhYlFnUBQgdmqyJpZrD4em2jpcwKACLcBGAsYHQ/s1600/The-Man-in-the-High-Castle-770x433.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="433" data-original-width="770" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-rydCJtVOFVI/XftxkUentzI/AAAAAAAAAzU/l8eQPhYlFnUBQgdmqyJpZrD4em2jpcwKACLcBGAsYHQ/s320/The-Man-in-the-High-Castle-770x433.jpg" width="320" /></a></div>
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Qui sotto non troverete spoiler, tranne il pezzo finale, anticipato da un chiaro e palese avvertimento. Proseguite senza paura.<br />
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Dopo sole quattro stagioni (avrebbe meritato qualcosa in più per sviluppare meglio il finale, a tratti un pizzico veloce) si chiude la storia di The Man in the High Castle, la serie TV Amazon su un mondo distopico in cui Hitler e il nazismo hanno vinto la seconda guerra mondiale, grazie all’asse con il Giappone, e insieme hanno invaso e occupato gli Stati Uniti d’America. Il soggetto originale proviene dal libro “La svastica sul sole” di Philip K. Dick, conosciutissimo scrittore americano che ha spesso trattato la fantascienza, l’ideatore del telefilm è invece Frank Spotniz, celebre per il lavoro eccellente fatto su “<a href="http://helldiano.blogspot.com/2018/04/x-files-e-la-fine-di-nuovo.html" target="_blank">X-Files</a>”, diventato ormai ben più di una semplice serie TV.<br />
Come ho accennato, a tratti un tantino veloce, la difficile ma a suo modo affascinante storia sulle dittature ha bisogno di respiro, tanto respiro. Ciò che avviene quando una dittatura si instaura segue regole più o meno standard, almeno quelle legate alla resistenza (che esiste in automatico, come conseguenza alle continue vessazioni dittatoriali). Gli oppositori si muovono nell’ombra e, qualsiasi cosa accada, prendono sempre più forza e si preparano giorno dopo giorno a sovvertire il regime.<br />
Su questi topoi si muove anche The Man in the High Castle, che tra Juliana Crain e Wyatt Price per la Resistenza, l’ispettore Kido per i giapponesi e John Smith per i nazisti (interpretato da Rufus Sewell, che già conoscevo per il ruolo del cattivo in “The Illusionist”) muove le pedine in modo quasi perfetto. Tutti cambiano e maturano col tempo, e guadagnano il loro picco finale che tengono bene grazie alle doti attoriali. Se non l’avete ancora visto, approfittatene ora che è finito e cominciate.<br />
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* Da qui spoiler su un personaggio, non proseguite se non avete visto la quarta stagione.<br />
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Riguardo i cambiamenti dei personaggi e gli eventi che accadono a ognuno, devo dire che mi ero affezionato a Robert Childan, il proprietario del negozio d’antiquariato. La sua è una vera e propria epopea: da onesto commerciante a uomo che deve nascondersi e mangiare topi, poi riprende il controllo della sua vita, per ricadere in nuovi e più gravi problemi dovuti al regime. Quando tutto sembra perduto viene riabilitato ma, a quel punto, vuol seguire la neo moglie giapponese nel suo paese. E qui l’ultima caduta, che sembra fatale per il lieto fine di Childan. Per fortuna, grazie alla sua esperienza come commerciante, in extremis il lieto fine c’è. Almeno per lui.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-37400608909401450922019-10-20T04:59:00.000-07:002019-10-23T06:27:20.608-07:00Diego Armando Maradona, i numeri del numero 10<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-mwKWbbBSts4/Xamo2Dhn68I/AAAAAAAAAys/eS51-2VZA6ILxlm0OdvqFlihDaM_sBTkACLcBGAsYHQ/s1600/Maradona.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1053" data-original-width="1600" height="210" src="https://1.bp.blogspot.com/-mwKWbbBSts4/Xamo2Dhn68I/AAAAAAAAAys/eS51-2VZA6ILxlm0OdvqFlihDaM_sBTkACLcBGAsYHQ/s320/Maradona.jpg" width="320" /></a></div>
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Diego Armando Maradona, el Pibe de Oro, il numero 10 per eccellenza, il calciatore più grande della storia, se non da solo, almeno in coabitazione con Pelé. Non ha certo bisogno di presentazioni, anche per le gesta che gli italiani e i napoletani in particolare ricordano, quindi passando oltre voglio prendere in esami alcuni numeri su cui riflettevo in questi giorni.<br />
Arrigo Sacchi, allenatore con il quale l’Italia ha quasi vinto il Mondiale 1994, arrendendosi solo ai rigori al Brasile in finale, ha detto di lui che è l'unico calciatore che, da solo, poteva far vincere una partita alla sua squadra e cambiarne il volto. Ebbene, numeri alla mano è esattamente così. Partiamo dalla sua carriera in Italia, all’ombra del Vesuvio dopo che l’allora presidente Ferlaino riuscì a portarlo a Napoli dal 1984 al 1991: la Società Sportiva Calcio Napoli vanta (oltre a cinque Coppe Italia e due Supercoppe italiane) una coppa europea, la Coppa Uefa, e due scudetti, vinti tutti tra il 1987 e il 1990 (oltre alla prima Supercoppa italiana nel 1990/1991, tra l’altro). E, aggiungo en passant, il Napoli avrebbe ben meritato un terzo scudetto in questi ultimi campionati, ma si è trovato sempre di fronte una Juventus imbattibile; inoltre, la semifinale della Coppa Uefa 2014/2015 persa contro la debuttante (a quei livelli) Dnipro grida ancora vendetta, dato che per tutti il Napoli era la squadra favorita per vincere la coppa europea. Difatti il Dnipro perse poi in finale con il Siviglia mostrando tutta la sua inesperienza.<br />
A ogni modo, se al Napoli è sempre mancato qualcosa tranne quando c’è stato Maradona, alla nazionale argentina, nelle competizioni del Mondiale di calcio, non è andata meglio. La Selección ha in bacheca due Mondiali, uno nel 1978 (Maradona era ancora giovane, ma già impegnato a vincere i Mondiali di calcio under 20 l’anno successivo). Ma, negli anni in cui ha espresso il miglior calcio, Diego Armando Maradona ha un tabellino di marcia senza precedenti nei Mondiali. 1986: Argentina vincitrice, grazie anche a Inghilterra-Argentina 1-2, due reti di Maradona iconiche, ovvero la Mano de Dios e il Gol del Secolo, premiato come tale dalla FIFA. 1990: Argentina seconda (in Italia) dopo aver perso la finale 1-0 con un rigore dubbio, si dice anche dovuto a un arbitraggio di proposito sfavorevole dopo che l’Argentina aveva eliminato proprio l’Italia in semifinale. 1994: prime due partite di girone, due vittorie per la Selección. Poi Maradona venne beccato dall’antidoping, squalificato, le successive due vennero perse dall’Argentina che andò fuori dalla competizione.<br />
Questi numeri, a mio avviso, li fa solo chi, come detto da Sacchi, fa la differenza da solo. Cosa non riuscita a Lionel Messi o a Alfredo Di Stéfano, due altre figure calcistiche argentine d’indubbia bravura, che non possono fregiarsi di un Mondiale vinto.<br />
Cosa ne pensate? E avete altri numeri da proporre, sia a favore che a sfavore della causa?Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-61549123517409270652019-09-20T08:26:00.002-07:002019-09-20T14:36:02.001-07:00Glow, il wrestling femminile spopola (in una serie TV, su Netflix)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-W5oE8OqnpKw/XYTuw17Va_I/AAAAAAAAAyM/1PgKD1-i6F8-YqAY_gx0Xjrn4EUxmkS6ACLcBGAsYHQ/s1600/Glow.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-W5oE8OqnpKw/XYTuw17Va_I/AAAAAAAAAyM/1PgKD1-i6F8-YqAY_gx0Xjrn4EUxmkS6ACLcBGAsYHQ/s320/Glow.jpg" width="320" /></a></div>
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Ho terminato da qualche settimana la visione della terza stagione di Glow, la serie TV Netflix che, sembra, al momento attuale non è stata ancora rinnovata per una quarta stagione. Come ho accennato più volte, preferisco evitare i telefilm in genere perché da un film entri ed esci in due, tre ore, mentre una serie TV (facciamo un esempio) di otto stagioni, ognuna con 10 puntate da un’ora, occupano 80 ore libere. Che, tendenzialmente, non ho.<br />
Ma per Glow, come con altre (<a href="http://helldiano.blogspot.com/2017/03/the-oa-un-racconto-intorno-al-fuoco.html" target="_blank">The OA</a>, <a href="http://helldiano.blogspot.com/2019/06/it-all-ended-with-big-bang.html" target="_blank">The Big Bang Theory</a>, <a href="http://helldiano.blogspot.com/2018/04/x-files-e-la-fine-di-nuovo.html" target="_blank">X-Files</a>, <a href="http://helldiano.blogspot.com/2018/11/the-man-in-high-castle-buona-la-terza.html" target="_blank">The Man in the High Castle</a> e qualcos’altro) ho fatto una rara eccezione, perché mi hanno incuriosito. Nella fattispecie, ho visto Glow da amante del wrestling di lungo corso. Alcuni degli eventi narrati sono fedeli alla realtà della nascita del wrestling femminile (la Gorgeous Ladies of Wrestling è esistita alla fine degli anni ’80), e di quello maschile anche, quando ci si stava organizzando e regnava il caos. Basti pensare, facendo un caso relativamente recente, alla ECW e al caso <a href="http://www.paolomerenda.it/mass-transit-quando-il-wrestling-sfiora-la-tragedia/" target="_blank">Mass Transit</a> del 1996, un ragazzo preso letteralmente dal pubblico per svolgere un match, e in cui rischiò di morire dissanguato.<br />
La storia delle ragazze, da ciò che si vede sul ring alle dinamiche dietro le quinte, appassionano e tutti i personaggi lasciano qualcosa allo spettatore. C’è però un punto che non mi convince: proseguire a oltranza la serie perché è vista da un buon numero di persone. Sembra (non mi ci sono mai avvicinato perché non finisce mai) che Game of Thrones abbia scontentato parte del pubblico con alcune scelte delle ultime stagioni, e secondo me si rischia di fare lo stesso con Glow. Inoltre, un match di wrestling si conclude al conteggio di tre, come fatto notare dal video pubblicitario che ha accompagnato il lancio della terza stagione. Quindi, “poeticamente”, il conteggio di tre è finito, e con esso si dovrebbe dare un punto alla storia televisiva. Invece, proprio da poche ore è stata rinnovata per una quarta e, sembra, ultima stagione. Certo, il finale aperto e gli ascolti hanno portato a questa scelta, ma andando molto oltre ci si addentrerebbe su un terreno minato. Meglio lasciar vivere la propria vita immaginaria a queste ragazze, da Ruth alle altre.<br />
Almeno questo è il mio pensiero, beninteso, anzi se volete dirmi la vostra fatelo nei commenti, per messaggi privati o dal vivo, scegliete voi.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-50906470937265525662019-08-17T09:01:00.000-07:002019-08-17T09:01:07.168-07:00Chernobyl, la serie tv<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-kPXnQYIOzLo/XVgkXkXB0qI/AAAAAAAAAxA/9e4p8Bs1LdUEqvb0FbAXXCfHQ-mUnUvMgCLcBGAs/s1600/Chernobyl%2BTV.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="330" data-original-width="660" height="160" src="https://1.bp.blogspot.com/-kPXnQYIOzLo/XVgkXkXB0qI/AAAAAAAAAxA/9e4p8Bs1LdUEqvb0FbAXXCfHQ-mUnUvMgCLcBGAs/s320/Chernobyl%2BTV.jpg" width="320" /></a></div>
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Ultimata la visione della serie tv in cinque puntate, torno a scrivervi degli eventi di Chernobyl, nella versione che passa dall’occhio della macchina da presa diretta da Johan Renck, che a sua volta ha raccolto informazioni da un libro-denuncia di Svetlana Alexievich, nel corso della carriera premiata anche con il Premio Nobel per la letteratura. Johan Renck, oltre ad aver diretto episodi di Breaking Bad, Vikings e The Walking Dead, ha avuto lo stesso ruolo in videoclip musicali di artisti come Madonna, Kylie Minogue, Robbie Williams e gli scomparsi Chris Cornell e David Bowie, che l’ha scelto per dirigere due dei tre videoclip del suo ultimo album in studio, “Blackstar”.<br />
Non gli ultimi arrivati, forti anche di una storia che, di fatto, è la cronaca di eventi reali ricamati il giusto da una fiction funzionale ai tempi televisivi. Come ho già detto <a href="http://helldiano.blogspot.com/2019/07/chernobyl-levento.html" target="_blank">qui</a>, ho visto numerosi filmati sul disastro di Chernobyl prima della miniserie televisiva, ragion per cui ho potuto intuire i punti inventati (pochi) per rendere interessante la visione da ciò che è preso da documenti reali (la maggior parte). Le mie impressioni sulla pellicola confermano i buoni voti presi su siti e giornali del settore, e la brevità, cinque puntate senza possibilità di rinnovo, danno a tutta l’opera un’impronta ben precisa: un lungo film, diviso per convenienza in 5 pezzi, che inizia e finisce, senza timore di essere snaturato da ascolti stratosferici che possano spingere gli autori a produrre altre stagioni.<br />
Tutto perfetto per quel che intendo io come serie tv, anche se forse più di qualcuno amerebbe un seguito di “Chernobyl”, magari solo televisivo e senza prendere spunto da altri disastri nucleari (già a Fukushima c’è stato un “seguito” reale di cui avremmo fatto a meno).<br />
Una delle cose che ho maggiormente apprezzato, oltre alla quinta puntata con il processo ai responsabili (e la denuncia sui motivi dell’esplosione), sono state le informazioni a margine della sigla finale. Già sapevo che, nonostante i morti siano stimati in diverse decine di migliaia, l’Unione Sovietica ne riconobbe 31 nel 1987 e da allora non ha mai rivisto le stime. Di fatto, solo gli scienziati morti nell’esplosione e quelli presenti nella struttura il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 secondi circa. Ma altri particolari che non sapevo mi hanno colpito, come la sorte di alcune delle persone accorse per sventare danni peggiori. Senza contare gli aggiornamenti sui vestiti che i pompieri avevano addosso quando hanno tentato di spegnere l’incendio con semplice acqua.<br />
Tutto da seguire, magari dopo aver letto qualcosa, fosse anche solo la pagina Wikipedia sul disastro di Chernobyl. Vi preparerà e vi farà apprezzare meglio la serie tv.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-10986465808327585972019-07-30T17:42:00.001-07:002019-07-30T17:42:42.626-07:00Chernobyl, l’evento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-y0nH4cC5OFY/XUDj6lCfppI/AAAAAAAAAww/RLiULfyZVSQeDPlN4lpYuNM92ZYfdkc_QCLcBGAs/s1600/Chernobyl.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="391" data-original-width="750" height="166" src="https://1.bp.blogspot.com/-y0nH4cC5OFY/XUDj6lCfppI/AAAAAAAAAww/RLiULfyZVSQeDPlN4lpYuNM92ZYfdkc_QCLcBGAs/s320/Chernobyl.png" width="320" /></a></div>
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Qualche tempo fa Youtube ha cominciato a consigliarmi video riguardanti studi sulla centrale nucleare di Chernobyl, che ne hanno reso tristemente famosa la zona. Non seguendo molto la televisione per mancanza di tempo, i primi giorni, come gli abitanti di Chernobyl non sapevano dell’esplosione del nocciolo del reattore, io non sapevo della serie TV apprezzata più della pietra miliare rappresentata da Game of Thrones, e che stava riportando in auge la questione in tutte le salse.<br />
Ho visto molti dei filmati, tra cui l’intera puntata dedicatale da Piero Angela a Superquark, scoprendo alcuni particolari che mi erano finora sfuggiti. L’esperimento andato male nel 1986 per la forte negligenza del personale è solo la punta dell’iceberg, con i vertici politici russi che hanno di fatto causato altre morti tentando di tenere nascosto il disastro nucleare. Ma scoprire che l’incendio, adesso, a 33 anni di distanza, non è ancora spento, o ancora che la zona non sarà abitabile per altri millenni, lo ignoravo. Però avevo altri elementi su cui misurare la gravità dell’episodio, legati a quand’ero bambino.<br />
Infatti, del 1986 ricordo molte cose (come la “Mano di Dio” e il gol più bello della storia del calcio di Maradona ai mondiali sulla cui vittoria finale dell’Argentina c’è un suo grosso, e decisivo, zampino), tra cui i timori dei miei genitori sull’acquistare la verdura. Mi sono chiesto: e se fossimo stati nell’epoca dei social già allora cosa sarebbe successo? Una parziale risposta si può avere dall’altro grosso disastro nucleare, di Fukushima nel 2011, che però non ha riguardato così direttamente l’Italia, quindi la risposta è appunto lacunosa. Ma se ci fossero stati i social network nel 1986 mi immagino i link di fake news, la disinformazione continua e quant’altro, in grado di peggiorare la percezione di un fatto già tragico di suo.<br />
Ecco, questo è il motivo per cui l’informazione dovrebbe essere sempre corretta e veritiera. Anche i duri e puri del complotto a tutti i costi, sotto sotto, si fidano di ciò che leggono, ma le fonti principali non sono sempre scevre di errori.<br />
Ho recuperato la miniserie in 5 puntate su Chernobyl e, anche se la visione prosegue a rilento, tornerò a scriverne quando avrò finito, per parlarvi di una serie TV che mi sta già appassionando molto, e non sono ancora arrivato a metà.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-15274577600486142402019-06-30T08:30:00.002-07:002019-06-30T08:30:44.107-07:00It all ended with the big bang<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-BNmfWLmzSj0/XRjVhRQx5II/AAAAAAAAAwY/kaxaeya4U-4eSka2B9FG4g7xpqUBvNoFgCLcBGAs/s1600/The%2BBig%2BBang%2BTheory.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="644" height="178" src="https://1.bp.blogspot.com/-BNmfWLmzSj0/XRjVhRQx5II/AAAAAAAAAwY/kaxaeya4U-4eSka2B9FG4g7xpqUBvNoFgCLcBGAs/s320/The%2BBig%2BBang%2BTheory.jpg" width="320" /></a></div>
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Nei giorni scorsi ho visto le ultime due puntate della dodicesima stagione di “<a href="http://helldiano.blogspot.com/2015/02/dottor-spock-la-leggenda.html" target="_blank">The Big Bang Theory</a>”, “La costante del cambiamento” e “La Sindrome di Stoccolma”. Innanzitutto voglio precisare, in caso non foste ancora riusciti a vedere la fine di un telefilm cominciato nel 2007 e proseguito fino ad ora, che non ci saranno spoiler. Per chi invece ha terminato la visione, capirete di cosa sto parlando senza che io nomini esplicitamente gli eventi.<br />
I colpi pirotecnici, in realtà, almeno per me erano abbastanza telefonati, seppur toccanti nel modo in cui sono stati posti. Avevo dato per scontato un nuovo bimbo in arrivo, ma con quattro protagonisti maschili di cui tre sposati (in realtà i papabili sono tre, dato che Howard ha fatto una vasectomia) non era difficile aspettarselo. Ma la cosa che mi ha più colpito è stato come tutti i pezzi siano stati incastrati alla perfezione dagli sceneggiatori. Sheldon dimostra un’umanità come mai prima, nei confronti della moglie Amy ma anche di tutti gli altri; Leonard e Penny, se paragonati alla prima stagione, sono maturati in modo pazzesco anche se lineare e graduale, in modo da non dare shock ai fruitori della serie TV; Howard e Bernadette, ormai datisi alla vita matrimoniale, sono una coppia felice; Raj è alla perenne ricerca del vero amore, con un divertente colpo di scena nell’ultima puntata; perfino il complessato Stuart, il proprietario della fumetteria, decide di andare a convivere con una ragazza, Denise, superando numerosi blocchi mentali e diventando un uomo.<br />
Un grande assente, a mio modo di vedere, nelle ultime due puntate è stato Zach, l’ex fidanzato di Penny, la cui parabola in “The Big Bang Theory” si conclude poco dopo la metà della dodicesima stagione. Un piccolo ruolo per omaggiare il suo contributo l’avrei ben visto.<br />
E ora, cosa faranno tutti coloro resi “orfani” dalla fine del telefilm? Intanto c’è “Young Sheldon”, per chi non l’avesse ancora visto (come me, ma non so quando lo recupererò), inoltre mai dire mai. Ormai hanno ripreso vecchie serie TV e rifatto di tutto, dieci, quindici, venti anni dopo, quindi non mi stupirei se tra qualche tempo il gruppo di nerd dovesse “resuscitare”. Magari sacrificando parte della qualità, ma pur di rivederli potrei passarci sopra.
Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-28448488584222311792019-05-28T13:12:00.000-07:002019-05-28T13:12:16.672-07:00La magia della polacca aversana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-s4UlzUu-pk4/XO2V8xYpRqI/AAAAAAAAAwE/dapKsGMVoqwmri4VTLVtYe7UFmvO-ic4ACLcBGAs/s1600/20190528_122904%255B1%255D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-s4UlzUu-pk4/XO2V8xYpRqI/AAAAAAAAAwE/dapKsGMVoqwmri4VTLVtYe7UFmvO-ic4ACLcBGAs/s320/20190528_122904%255B1%255D.jpg" width="320" /></a></div>
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Numerose zone italiane hanno le loro tradizioni culinarie, e la Campania, regione in cui storicamente si mangia più che bene, non fa eccezione. Pizza, mozzarella di bufala, sfogliatella, babà, panuozzo, sono solo alcuni fulgidi esempi di come la cura del cibo è certosina. Ad Aversa in particolare è presente un dolce, solitamente mangiato per colazione, che si sta facendo spazio in tutta Italia: la polacca. Viene preparata con pasta morbida all’interno della quale si trova, nella versione classica, crema pasticcera e amarene sciroppate.<br />
Specifico che si tratta della versione classica, la cui paternità è attribuita alla pasticceria Mungiguerra di Aversa, poco meno di un secolo fa, perché negli ultimi giorni ho avuto modo di fare un excursus su questo dolce così caratteristico ed endemico, che secondo l’apprezzamento della clientela si gusta al meglio al bar Pelosi, sempre ad Aversa. A una versione spuria con crema e cioccolato è stata aggiunta la cioccopolacca, con crema di cioccolato, anche se la novità assoluta è la polababà, che unisce la polacca aversana con il babà napoletano. In pratica, stessa preparazione ma uno strato di babà all’interno oltre alla crema.<br />
L’ho trovata in un paio di bar di un paese limitrofo, e mi sono documentato sulla sua origine: appena il 6 marzo di questo anno è stata inaugurata ufficialmente dal bar Empire di Aversa, che ne ha anche registrato il marchio. In poco più di due mesi, sta macinando chilometri per raggiungere in notorietà la versione classica e quella al cioccolato. Non male per un dolce che, nonostante tutto, non si discosta mai dalla sua tradizione quasi secolare.<br />
Ho ovviamente gustato in pochi giorni tutte e tre le varianti, e trovo ottima anche la polababà. Direi che non ci sono altri modi per rivoluzionare la polacca, ma con l’inventiva della gente del Sud, mai dire mai.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-61260323467022390382019-04-29T17:25:00.000-07:002019-04-30T14:51:00.654-07:00“Psyco”, Alfred Hitchcock e la teoria delle stringhe<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-uOMnYxTm7Uo/XMeVaWYKM6I/AAAAAAAAAvw/erFnlrPjMRUsb46fj_TYXXxsYOrlMVpowCLcBGAs/s1600/Psyco.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="405" data-original-width="749" height="173" src="https://4.bp.blogspot.com/-uOMnYxTm7Uo/XMeVaWYKM6I/AAAAAAAAAvw/erFnlrPjMRUsb46fj_TYXXxsYOrlMVpowCLcBGAs/s320/Psyco.jpg" width="320" /></a></div>
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Un po’ di tempo fa ho rivisto “Psyco”, il film del 1960 di Alfred Hitchcock, e oggi per l’ennesima volta mi è venuta in mente una domanda. Il “maestro del brivido”, riconosciuto universalmente come una delle figure principali della cinematografia, ha avuto il suo picco con la storia di Norman Bates, ripresa dai sequel e dalla serie tv su un giovane Norman. Ma il quesito che ora mi pongo e vi pongo è ancor più palese per film come “Gli uccelli” del 1963, con qualche effetto speciale in più.<br />
Dunque, mi chiedevo: Alfred Hitchcock, nato nel 1899 e morto nel 1980, se fosse stato nel pieno della sua carriera adesso, sarebbe diventato comunque un’icona?<br />
La risposta non è semplice e scontata, a mio avviso. L’indubbia qualità avrebbe svettato anche oggi, ma cosa si sarebbe perso per strada? “Gli uccelli” trasmette una suspense continua nonostante i pochi mezzi dell’epoca rispetto a quanto offre ai giorni nostri l’industria dell’intrattenimento, e se l’avesse realizzato nel 2018 avrebbe “giocato” molto di più, ma il rischio di non creare qualcosa di immortale ci sarebbe stato. Invece è ricordato ancora oggi, mentre “Psyco” figura addirittura quattordicesimo nella lista dei 100 film più belli della storia.<br />
Una cosa sento che sarebbe andata diversamente: i premi. Il regista, dopo numerose nomination, ha vinto un solo Oscar e un Golden Globe, entrambi alla carriera (il Golden Globe appena due anni prima di morire). Una notte degli Oscar da protagonista sarebbe stato un traguardo bello e meritatissimo ma, ancora una volta, questo avrebbe cambiato il suo modo rivoluzionario di far cinema?<br />
L’unica risposta potrebbe darla la teoria delle stringhe, restando su un tema caro a chi si occupa della settima arte, ma nel frattempo potete dire la vostra.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-4887671663743622522019-03-29T17:31:00.001-07:002019-04-02T08:59:59.505-07:00Friendly Floatees, le paperelle viaggiatrici<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-xnvosNZW5P8/XJ64vFfG6iI/AAAAAAAAAvM/_kvKq-tcw44tIgUFV4N_4f_M44m_nYbXQCLcBGAs/s1600/Friendly%2BFloatees.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="179" src="https://3.bp.blogspot.com/-xnvosNZW5P8/XJ64vFfG6iI/AAAAAAAAAvM/_kvKq-tcw44tIgUFV4N_4f_M44m_nYbXQCLcBGAs/s320/Friendly%2BFloatees.jpg" width="320" /></a></div>
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Ogni tanto mi piace andare a ripescare vecchie e curiose notizie per vedere se ci sono state novità nel corso dei mesi o degli anni. Non è questo il caso, ma rileggendo i particolari mi è venuto da scriverne per il blog, condividendo con voi questa storia.<br />
Nei primi anni ‘90 erano in commercio i Friendly Floatees, degli animali di plastica galleggiante per rendere più piacevole il bagnetto dei bambini. Venivano chiusi in pacchetti da 4 animali: un castoro rosso, una ranocchia verde, una tartaruga azzurra e una paperella gialla. Solo su quest’ultima era impresso il logo di The First Years, la ditta che le produceva. Ebbene, nel 1992, una nave partita dalla Cina, dove questi giochini venivano prodotti per conto dell’azienda The First Years con sede nel Massachusetts, era diretta in America con diversi container. Per le condizioni meteorologiche avverse, il container con gli animaletti cadde in mare e si ruppe. 7.200 confezioni, per 28.800 giochi galleggianti totali (4 per confezione), cominciarono ad affiorare e farsi trasportare dalle correnti.<br />
Tutto sarebbe finito lì, o al massimo avrebbe fatto aumentare la plastica presente nel Pacifico, ma due studiosi, Curtis Ebbesmeyer e James Ingraham, cominciarono a interessarsi all’argomento: dato che gli animaletti si lasciavano trasportare dalle correnti marine, segnalandone gli avvistamenti avrebbero potuto avere un’idea chiarissima di quali fossero le correnti di tutte le zone in cui venivano trovati. Le paperelle gialle, grazie anche al logo che le rendeva riconoscibili, superarono gli altri tre giochi in fama e vennero studiate nel corso degli anni. Dall’oceano Pacifico in cui erano cadute in acqua, toccarono le coste di Giappone, Alaska, Cile e incredibilmente, dopo un viaggio di 15 anni e 27.000 chilometri, la Gran Bretagna.<br />
Ovviamente la notizia venne accolta con curiosità dalla popolazione, per cui gli animaletti viaggiatori divennero oggetto di collezione, arrivando a essere battuti all’asta, per pezzo singolo, fino a mille dollari (740 euro). Ma Ebbesmeyer e Ingraham erano i più interessati: la rotta seguita dalle paperelle fu disegnata per la prima volta, dando un fondamentale contributo al settore.<br />
Seppure io non abbia trovato novità, la plastica può durare 100 anni prima di essere biodegradata, e quindi c’è ancora tempo per nuove segnalazioni e nuove correnti marine da scoprire. Il fascino della notizia ha ispirato film, pubblicità di automobili, un libro per bambini, una storia di Topolino e molto altro. E ricordate: se vedete una paperella gigante, 32 metri per 25, mentre siete in barca, non siete finiti in un’opera di fantascienza, ma è la “Mamma Papera” più grossa mai creata da un artista, nel caso specifico il belga Florentijn Hofman.
Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-76568453125873121002019-02-25T05:15:00.002-08:002019-02-25T05:15:49.417-08:00Peste, quando la Morte Nera diventa rinascita<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-oPdt7zPFDqE/XHPqXerWvyI/AAAAAAAAAug/gq4nk9H0fVUnGyW54IoJJbT8CTR1OCXLACLcBGAs/s1600/Peste.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-oPdt7zPFDqE/XHPqXerWvyI/AAAAAAAAAug/gq4nk9H0fVUnGyW54IoJJbT8CTR1OCXLACLcBGAs/s320/Peste.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
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Qualche giorno fa ho scritto un articolo riguardante il
cambiamento del corpo umano nel corso dei millenni. Nell’articolo si faceva
cenno a come i progressi scientifici abbiano diminuito la forza della selezione
naturale, e mi è venuta subito in mente la Peste Nera del 1347-1352, conosciuta
anche come Morte Nera (non quella di Star Wars).</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In breve la peste, i cui veicoli di contagio erano le pulci
che vivevano sui topi asiatici, ed esplosa quando le pulci stesse sono passate
ad attaccare l’uomo quando i roditori sono diminuiti, si è spostata dall’Asia
all’Oriente all’Europa in poco tempo, grazie principalmente a scambi attraverso
navi mercantili. Solo in Europa ha fatto diminuire la popolazione del 30%
circa. Decine di milioni di morti che hanno cambiato profondamente il volto e
gli usi e costumi delle popolazioni medievali presenti all’epoca. Il termine “quarantena”
deriva proprio dalla peste nera: era il periodo di 40 giorni in cui le navi
rimanevano attraccate ai porti prima di far scendere i passeggeri, per limitare
(inutilmente) il diffondersi del contagio mortale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Molte famiglie furono sterminate, in pratica tutti piansero
un familiare morto, compresi bambini di pochi mesi, quindi parliamo di una
tragedia, su quello non si discute. Ma quanto ha fatto in termini di selezione
della specie quella malattia?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Citando due esempi su tutti, la diminuzione della
popolazione, che tornerà sui livelli precedenti alla peste solo alcuni secoli
dopo, portò i contadini a scegliere quale campo coltivare, valutando i migliori
in termini di produzione, e fece aumentare la paga media data la scarsità di
manodopera. Secondo esempio, in verità legato al primo, è quello della copia
dei libri, fino ad allora affidata agli amanuensi con costi molto bassi. Quando
le paghe aumentarono, l’ingegno umano portò alla nascita della stampa, che sarebbe
arrivata molto dopo in presenza di costi contenuti per il lavoro a mano. Lo
stesso passaggio dal Medioevo al Rinascimento è imputabile anche alla peste, e
la selezione naturale fece ovviamente sopravvivere solo le persone più forti.<o:p></o:p></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Nel 2019, invece, siamo in presenza di sovrappopolazione mondiale anche
per le cure mediche sempre migliori. Ma a lungo termine quali saranno le
conseguenze? Ditemi la vostra nei commenti o in altro modo.</span>Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-53234622473981765932019-01-24T00:53:00.000-08:002019-01-24T00:53:08.309-08:00Funghi, cerchi delle streghe e un nuovo mistero<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-w80NJL1NRpw/XEl7tb4sYtI/AAAAAAAAAuU/CWaNLsQSkMg8ZbvP9J8nCuNZgAD7n_I5wCLcBGAs/s1600/Cerchi%2Bdelle%2Bstreghe.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://4.bp.blogspot.com/-w80NJL1NRpw/XEl7tb4sYtI/AAAAAAAAAuU/CWaNLsQSkMg8ZbvP9J8nCuNZgAD7n_I5wCLcBGAs/s320/Cerchi%2Bdelle%2Bstreghe.JPG" width="320" /></a></div>
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Rieccomi qui, nuovo anno e nuovo mistero. La <a href="http://helldiano.blogspot.com/2018/12/misteri-della-natura-un-ritorno.html" target="_blank">scorsa volta</a> vi ho parlato del peperoncino Ulupica, che viene infettato dal fungo dell’LSD diventando allucinogeno. Non a caso i funghi sono racchiusi, nell’ambito della biologia, in uno dei sette regni che, sommati, incorporano tutte le forme di vita conosciute, e quindi ben differenti da qualunque altra cosa esistente in natura.<br />
Quali sono i rapporti tra funghi e streghe? In un racconto che ho scritto per un’antologia, ho parlato dell’Aspergillus fumigatus, dalle qualità particolari che pare fossero conosciute già dalle “streghe” nel 1300. L’Aspergillus, al contatto, rilascia spore tossiche che, se inalate, inducono uno stato di alterazione simile alle allucinazioni. Ebbene, i prati su cui si ritrovavano le streghe per i sabba pare non fossero altro che campi di Aspergillus, scelti con cura per poterci ballare sopra finché le spore rilasciate dal fungo non le stordivano tipo rave party. Praticamente, la discoteca prima che venisse inventata e senza pusher se non la natura stessa.<br />
Ovviamente ci sono anche altre versioni sulla radice delle credenze che portarono all’Inquisizione, ma questa mi sembra la più affascinante e, al contempo, più divertente: me le immagino occupate a ballare come ossesse e inalare droga di proposito.<br />
Altra radice, ma uguale fascino, hanno i cerchi delle streghe, cerchi di funghi sviluppati in circolo sui prati, con diametri anche di centinaia di metri. In breve, per alcune specie di funghi, quando nasce il primo di un grappolo gli altri si pongono tutti attorno al capostipite. Poi però, i nuovi funghi trovano più facile crescere verso l’esterno che riguadagnare il centro del cerchio, terreno già utilizzato dai loro “antenati” e quindi con pochi nutrienti perché sfruttato in modo massiccio. Dato che la Natura è perfetta, in assenza di ostacoli i cerchi lo sono altrettanto, dando vita a qualcosa che fa pensare agli alieni, al Demonio o a chissà cos’altro. Invece, sono solo una manna dal cielo per chi va a caccia di funghi nei boschi, perché gli basta seguire la circonferenza per farne incetta. E, al ritorno a casa, un bel risottino diventa d’obbligo.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-91184956546124433012018-12-23T10:23:00.000-08:002019-01-24T00:55:16.669-08:00Misteri della natura, un ritorno piccante e allucinogeno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-xQW2-5yq2yw/XB_SG-22_BI/AAAAAAAAAuA/HueMV6Cqjms4PmBX_V7MVcN0yX9vFd5QwCLcBGAs/s1600/Ulupica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="256" data-original-width="522" height="156" src="https://3.bp.blogspot.com/-xQW2-5yq2yw/XB_SG-22_BI/AAAAAAAAAuA/HueMV6Cqjms4PmBX_V7MVcN0yX9vFd5QwCLcBGAs/s320/Ulupica.jpg" width="320" /></a></div>
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Mi sono già occupato su questo blog, in <a href="http://helldiano.blogspot.com/2018/05/misteri-della-natura-zombie-ninja-e.html" target="_blank">questo intervento</a>, di quanto può essere particolare la Natura, tanto da sembrare a tratti misteriosa se non si hanno le giuste chiavi di lettura per capirla. Conoscenze che in effetti mancano anche adesso agli studiosi del settore, da qui ad esempio le numerose spedizioni di ricerca nelle foreste meno accessibili del pianeta in cerca di nuove forme di vita.<br />
Senza andare troppo lontano, sapevate che esiste un peperoncino allucinogeno? Se state per confondervi associando “peperoncino” a “Messico”, non è il peyote, che non è un peperoncino ma un cactus messicano con queste caratteristiche, ma qualcosa di più vicino a noi.<br />
Parlo del Capsicum Cardenasii, conosciuto come Ulupica, e proveniente da Perù e Bolivia ma diffuso ormai dovunque, anche in Italia. Si tratta di un peperoncino selvatico, difatti ancora adesso viene raccolto prevalentemente in questo modo e non attraverso coltivazioni fatte apposta per il frutto piccolo e tondo. La particolarità di questo prodotto è che, crescendo in maniera selvatica, ha trovato “riparo” nelle vicinanze di alcune graminacee, tra cui la segale cornuta, infettata dal fungo Claviceps Purpurea. Questo fungo è meglio conosciuto per l’alcaloide che contiene, l’acido lisergico, da cui si estrae l’LSD. Dato che, nello stesso terreno, diverse forme di vita trovano l’equilibrio miscelandosi, l’Ulupica ha sviluppato particolari caratteristiche allucinogene. Purtroppo per chi, leggendo questo post, non vede l’ora di cercarli per cibarsene e ascoltare “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles, va specificato che la facoltà allucinogena è davvero leggera dato che lo scambio è contenuto, così come la segale cornuta con piante di peperoncini nei pressi non diventa piccante. Difatti l’ho usato in un racconto scritto tempo fa e ho dovuto inventare apposta una versione potenziata dall’uomo.<br />
Delusi? Proverò a parlarvi di un nuovo caso particolare offerto dalla Natura <a href="http://helldiano.blogspot.com/2019/01/funghi-cerchi-delle-streghe-e-un-nuovo.html" target="_blank">prossimamente</a>, nel frattempo buon Natale. Mangiate molti peperoncini durante il cenone: allucinogeni o no, sono buonissimi e fanno bene.
Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-64718760378239017982018-11-28T01:39:00.001-08:002018-11-28T01:39:36.085-08:00The Man In The High Castle, buona la terza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-kvbGdyjyTv8/W_5htMQ6IvI/AAAAAAAAAt0/cwzP8sQmcNEhvfJr3winXxK-eNvl7_WwwCLcBGAs/s1600/High%2BCastle.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://3.bp.blogspot.com/-kvbGdyjyTv8/W_5htMQ6IvI/AAAAAAAAAt0/cwzP8sQmcNEhvfJr3winXxK-eNvl7_WwwCLcBGAs/s320/High%2BCastle.jpg" width="320" /></a></div>
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Ho appena terminato la visione della terza stagione di Man In The High Castle, uno dei pochi telefilm che seguo con continuità, in attesa di una eventuale nuova stagione di <a href="http://helldiano.blogspot.com/2018/01/x-files-torna-in-scena-luomo-che-fuma.html" target="_blank">X-Files</a>, che sarebbe la dodicesima, l’arrivo in Italia della dodicesima stagione di <a href="http://helldiano.blogspot.com/2015/02/dottor-spock-la-leggenda.html" target="_blank">The Big Bang Theory</a> (questa già girata e distribuita America) e, a memoria, niente altro.<br />
Doverosa precisazione per chi vuole continuare la lettura: non troverete nessuno spoiler.<br />
Tornando a noi, devo dire che queste dieci puntate sono state come un motore diesel, che è migliorato col passare del tempo. Ho molto apprezzato alcune scelte, altre mi hanno stupito, ma nulla di deludente, forse perché (mi è parso di capire) si sta iniziando a vedere la fine. Un paio di morti eccellenti toglieranno per le successive stagioni personaggi principali di cui si sentirà la mancanza, ma col senno di poi almeno una era giusta. Per le altre attendo alla finestra, poiché credo appunto che tutto sia in chiave di una fine sempre meno lontana.<br />
Vedendo i vari trailer temevo una serie TV che avrebbe virato verso la Resistenza, guerriglia e altro, ma sono stato piacevolmente smentito. Uno dei punti di forza di The Man In The High Castle è presentare tutto come: “Tu, fruitore, stai vedendo come sarebbe il mondo se i nazisti avessero vinto la guerra. Ti muovi in mezzo a loro, ai dissidenti, anche a guerriglia e resistenza, perché no, ma non sentirai cantare Bella Ciao tutto il tempo”. Apprezzo lo sforzo e l’originalità degli sceneggiatori di non fare qualcosa di già visto, fermo restando che ho gradito moltissimo la trilogia di libri (e i quattro film) di Hunger Games, quelli sì sul sovvertire la dittatura come punto centrale. Ovviamente la mano del mai troppo osannato Philip Dick, autore de “La svastica sul sole”, romanzo da cui è tratta la serie TV e ripubblicato col titolo “L’uomo nell’alto castello” in seguito al successo del telefilm, si vede, ma non tutto si limita al suo apporto.<br />
Ultimo aspetto, il cliffhanger finale, ottimo per richiamare a casa i fan quando ci sarà una quarta stagione. Ok, i cliffhanger ormai li vendono un tanto al chilo, ma c’era troppa carne sulla brace per poterla togliere in sole dieci puntate.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-74699335864373710862018-10-28T15:38:00.000-07:002018-10-29T08:01:53.664-07:00L’avversario peggiore di Roman Reigns<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-7WTB_ZlPvZg/W9Y5zWbNFBI/AAAAAAAAAtc/4l2CCKK3XAAhM1vHhxJFGo_3FPo4-UlLQCLcBGAs/s1600/Roman%2BReigns.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="590" height="189" src="https://1.bp.blogspot.com/-7WTB_ZlPvZg/W9Y5zWbNFBI/AAAAAAAAAtc/4l2CCKK3XAAhM1vHhxJFGo_3FPo4-UlLQCLcBGAs/s320/Roman%2BReigns.jpg" width="320" /></a></div>
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È di questi giorni la notizia che il WWE Universal Champion, Roman Reigns, si sia di nuovo ammalato di leucemia, dopo aver lottato contro di essa per 11 anni, ed averla sconfitta già una volta. Durante un toccante promo nella puntata di Raw di lunedì scorso, ha reso vacante il titolo ed è stato salutato dai wrestler che con lui formano la stable dello Shield, Seth Rollins e Dean Ambrose.<br />
Roman Reigns è, di fatto, l’uomo di punta, il simbolo moderno del wrestling, quello che ruota sempre attorno alla cintura principale oppure ha feud che mettono in ombra la lotta per la cintura stessa, e con la sua assenza si aprono interessanti scenari. Ora, ovviamente sarei contento se tornasse e avesse un regno da campione di 1001 notti che Sherazade levate, ma la sua gestione mi ha sempre lasciato perplesso: non è mai stato accettato totalmente dal pubblico perché “costretto” a vincere dalla dirigenza che ha puntato su di lui come su nessun altro. Eppure, nelle ultime edizioni di Wrestlemania è sempre andato per il titolo o per match altrettanto importanti (è stato l’unico, oltre a Brock Lesnar, a battere Undertaker allo Showcase of the Immortals), si doveva sempre trovare spazio per lui o farlo perdere in modo che sembrasse comunque dominante.<br />
Ecco, è mai possibile che l’uomo di punta della federazione mondiale di punta (scusate la ripetizione) del wrestling debba farsi da parte solo se ha un tumore? Non sarebbe stato meglio puntare, a suo tempo, su Seth Rollins, Braun Strowman o altri? Lo stesso, lunghissimo, regno, di Brock Lesnar, oltre 500 giorni, si è verificato solo perché veniva sempre rimandato il momento in cui Roman Reigns poteva batterlo senza una veemente protesta dei fan tra il pubblico. E avere Brock Lesnar come eterno traghettatore del titolo WWE in attesa dell’attimo giusto di Reigns la dice lunga su cosa sia stato creato col tempo.<br />
A ogni modo, sperando che torni presto a vincere il titolo e farlo suo per anni, perché significherebbe che sta bene, spero altresì che Vince McMahon, Triple H e chi altri approfittino di questo periodo per creare altri main eventer, così che popoli poco avvezzi al wrestling non conoscano solo le leggende (Shawn Michaels è stato “costretto” al ritorno lottato in Arabia Saudita, ad esempio) e Roman Reigns. Ne guadagnerebbero tutti.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-24660492461122205182018-09-26T00:57:00.000-07:002018-09-28T02:35:48.695-07:00Un film sulla pelle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-itDFcNJoJao/W6s7siXijwI/AAAAAAAAAtQ/OrD4uvkuMaQNFoxUz4i6mEiF-EXqi2tDACLcBGAs/s1600/Sulla%2Bmia%2Bpelle.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="950" height="168" src="https://1.bp.blogspot.com/-itDFcNJoJao/W6s7siXijwI/AAAAAAAAAtQ/OrD4uvkuMaQNFoxUz4i6mEiF-EXqi2tDACLcBGAs/s320/Sulla%2Bmia%2Bpelle.jpg" width="320" /></a></div>
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Qualche giorno fa, spinto dal passaparola e dagli interventi di diversi utenti sui social network, ho visto il film Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, ispirato ai reali fatti di cronaca inerenti l’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi.<br />
Intanto, comincio col dire che per il protagonista, quell’Alessandro Borghi che avevo già apprezzato come “numero 8” Aureliano Adami nel film Suburra, merita tutti gli apprezzamenti ricevuti, anche dalla stessa famiglia di Stefano Cucchi. Il film è stato nella prima rosa dei candidati italiani a uno degli Oscar 2019 prima di cedere il passo a “Dogman”, altro traguardo che attesta il buon lavoro fatto dal cast. Il protagonista ha perso 18 chili, e sia lui che gli altri, come detto in varie interviste, hanno dovuto “cancellarsi” per diventare Cucchi, la sua famiglia, i carabinieri che lo hanno picchiato e così via. La stessa Ilaria Cucchi, sorella di Stefano la quale dal 2009 porta avanti una crociata, ha affermato che Borghi era così somigliante che ha sperato in una fine diversa, quasi come la teoria degli universi paralleli.<br />
Mai come in questo caso, non si può dividere la pellicola dalla realtà: a casa di Cucchi sono stati trovati quasi un chilo di hashish e più di 130 grammi di cocaina, la cui presenza è stata denunciata dai genitori stessi al ritrovamento della droga, diverse settimane dopo la morte del figlio. A onor del vero, non riesco a immaginarmi nessuno che per uso personale tiene bloccati il quantitativo economico di un etto e mezzo di cocaina senza, invece, comprarne un grammo alla volta. La possibilità, quindi, che fosse uno spacciatore e non un ragazzo che fuma uno spinello di tanto in tanto, ha oscurato all’inizio il vero punto focale: se anche fosse stato un pluriomicida, non si può venir picchiati a prescindere dalle forze dell’ordine, il cui compito è arrestare i malviventi, non rompergli le vertebre, la mascella e l’orbita oculare (frattura tra le più pericolose, se anche fosse sopravvissuto avrebbe quasi certamente perso l’occhio). Il fatto che le morti sospette in carcere siano così numerose dovrebbe far capire che qualcosa non va alla base, e Stefano Cucchi non è un caso isolato.<br />
Che poi debba esserci la certezza della pena per chi commette reato, è un’altra questione che andrebbe aggiustata di pari passo col mettere in sicurezza le condizioni carcerarie dei detenuti, insieme anche alla sanità: se fosse stato ben curato, come attestano i controlli fatti sul corpo di Stefano Cucchi, il trentenne non sarebbe morto. Sarebbe bastato somministrargli glucosio e cambiargli il catetere, ostruito, per dargli maggiori possibilità di salvezza. Due azioni alla base delle cure mediche, al di là di tutta l’insensata vicenda, che avrebbero fatto la differenza.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-81824328725644278582018-08-02T00:26:00.002-07:002018-08-02T00:26:56.135-07:00Kiki Challenge, la genesi del fenomeno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-iHKeDXGsNZA/W2KxYGPx1-I/AAAAAAAAAsw/bIZCuYJqxfYAQveJ1Tumep3IPgD96EtAACLcBGAs/s1600/Kiki%2BChallenge.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-iHKeDXGsNZA/W2KxYGPx1-I/AAAAAAAAAsw/bIZCuYJqxfYAQveJ1Tumep3IPgD96EtAACLcBGAs/s320/Kiki%2BChallenge.jpg" width="320" /></a></div>
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La polizia di tutto il mondo contro la <b>Kiki Challenge</b>. Il nuovo fenomeno social preoccupa non poco le forze dell’ordine di diversi Paesi, spiega il<a href="https://www.theguardian.com/music/2018/jul/30/kiki-keke-challenge-drake-police-warn-dangerous-viral-dance" target="_blank"> Guardian</a>, e in tanti cercano di prevenire eventuali rischi.<br />
La polizia di Mumbai ha emanato una circolare in cui chiede di non dedicarsi a questa rischiosa attività, mentre le forze dell’ordine spagnole hanno ricordato che i conducenti delle auto impegnati nella Kiki Challenge potrebbero essere incriminati. In Florida è stata istituita una multa di 1000 dollari con possibili implicazioni penali. Ma gli avvertimenti al momento stanno riscuotendo poco successo.<br />
Un passo indietro: che cos’è la Kiki Challenge? È una di quelle sfide che vengono lanciate tra utenti social periodicamente, come la Mannequin Challenge - in cui si doveva restare fermi come manichini, un po’ come accade con il freeze del Grande Fratello - o la Ice Bucket Challenge - che però aveva degli scopi benefici e non presentava grossi rischi se effettuata senza particolari varianti.<br />
La Kiki Challenge consiste nell’uscire dalla propria automobile mentre ci si trova in strada, improvvisando un balletto sulle note di “In My Feelings”, una delle hit più conosciute di Drake, che nel ritornello recita “Kiki, do you love me?”, da cui il nome della sfida, che viene chiamata anche “In My Feelings Challenge”. Nei filmati che si vedono sui social, si assiste a persone che cadono, che sbattono contro dei pali, che vengono investite - anche se il video più noto in tal senso, con protagonista una ragazza bionda, si è rivelato essere fortunatamente un fake - o scippate.<br />
Tutto è partito dal video di un comico di nome Shiggy, che ha pubblicato un video - divenuto presto virale - in cui balla sulle note della canzone con una coreografia bizzarra. Alla Kiki Challenge hanno aderito anche personaggi famosi, come Ciara oppure Will Smith che si è esibito così sul ponte di Budapest - avvisando però i suoi spettatori di non emularlo.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-20596121985466684342018-07-31T00:39:00.001-07:002018-07-31T02:03:43.885-07:00Piccole opere d’arte crescono<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-TqBWOoqSE2Q/W2ASUUN1UaI/AAAAAAAAAsk/xj8DSO-xnws4_fPUbJGJt5EbdnOyPYipwCLcBGAs/s1600/Imagine%2BDragons.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-TqBWOoqSE2Q/W2ASUUN1UaI/AAAAAAAAAsk/xj8DSO-xnws4_fPUbJGJt5EbdnOyPYipwCLcBGAs/s320/Imagine%2BDragons.jpg" width="320" /></a></div>
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Qualche sera fa, mentre ero al bar, per l’ennesima volta hanno passato in TV il videoclip di “Next to me” degli Imagine Dragons. Ora, preciso che non mi piace il genere e di conseguenza la canzone, anzi non ho mai sentito nominare gli Imagine Dragons (questa, lo ammetto, potrebbe essere una mia lacuna musicale). Ma, complice il fatto che attendevo un paio di amici, ho dato un’occhiata al video mentre sorseggiavo una birra fresca, perfetta per il caldo che dobbiamo tollerare tra luglio e agosto.<br />
Ed è per questo che vi parlo di “Next to me”, non la canzone ma il videoclip. Non è un unicum nel mondo della musica, sia chiaro, ma la storia narrata è davvero complessa e piena di colpi di scena (per quanto può offrirne un video musicale, sia chiaro). Su Youtube, è presente anche una versione più lunga di quella che ho postato io, di 11 minuti circa, e il regista della piccola opera d’arte è Mark Pellington. Pellington non è certo l’ultimo arrivato: regista, è attivo dalla fine degli anni ’90, e ha diretto attori del calibro di Richard Gere e Jeff Bridges. Come regista di videoclip musicali, ha lavorato con i Pearl Jam (“Jeremy”) e gli U2 (“One”), poi Bruce Springsteen, Nine Inch Nails, Foo Fighters, Linkin Park, per finire con Michael Jackson.<br />
Quindi, non solo vi consiglio di vederlo, ma ve ne posto la versione breve. Se avete tempo, gustatevi anche la versione lunga, è facilmente reperibile. E poi, chissà, a voi potrebbe piacere anche la canzone in sé.<br />
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<br />Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-24414322172645564012018-06-24T14:09:00.000-07:002018-06-24T14:09:03.702-07:00Il bruco della morte<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-KFIvFIwSxhw/WzAIGJV0KnI/AAAAAAAAAsY/Ky0YAnl-xDk-OL97OxmNWTvyfwOFTYi6QCLcBGAs/s1600/Foto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="638" height="240" src="https://4.bp.blogspot.com/-KFIvFIwSxhw/WzAIGJV0KnI/AAAAAAAAAsY/Ky0YAnl-xDk-OL97OxmNWTvyfwOFTYi6QCLcBGAs/s320/Foto.jpg" width="320" /></a></div>
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Dato che lo scorso post, su alcune tra le <a href="http://helldiano.blogspot.com/2018/05/misteri-della-natura-zombie-ninja-e.html" target="_blank">forme di vita più particolari al mondo</a>, è stato da voi ben apprezzato, e dato che sto continuando le mie ricerche in vista di una nuova storia da scrivere, oggi voglio parlarvi del <i>Lonomia obliqua</i>, il bruco killer.<br />
Quando si parla di bruchi pericolosi viene subito in mente la Processionaria, molto pericolosa per i cani e altri animali, e che risulta dolorosa anche per la razza umana. Ma in Brasile e in Argentina, se si è molto sfortunati, si può incontrare questo bruco, di colore verde o marroncino (per mimetizzarsi con gli alberi), conosciuto come bruco assassino, dato che la sua puntura provoca di fatto la morte per coagulazione intravascolare disseminata, in pratica il veleno del <i>Lonomia obliqua</i> provoca trombi che portano alla morte l’organismo colpito.<br />
Prima che venisse scoperto, non si pensava che nessun bruco avesse abbastanza veleno da risultare mortale per l’uomo. Il lato positivo, tuttavia, è che servono più di 20 punture per dare la quantità letale di tossina. C’è un lato negativo, ovviamente: questi bruchi hanno numerosi aculei, quindi basta il contatto con un esemplare per avere più di una puntura. Inoltre si muovono in gruppo e si mimetizzano tra gli alberi, sui tronchi.<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-1HT2q94KAXA/WzAHwot7XwI/AAAAAAAAAsQ/5uC_6tcVn18puVAETE8UW5R_eZG4rS2sgCLcBGAs/s1600/Foto2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="620" data-original-width="480" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-1HT2q94KAXA/WzAHwot7XwI/AAAAAAAAAsQ/5uC_6tcVn18puVAETE8UW5R_eZG4rS2sgCLcBGAs/s320/Foto2.jpg" width="247" /></a></div>
Immaginatevi la scena: viaggio in Brasile, per far colpo sugli amici o sulla ragazza ci si mette un rametto in bocca stile cowboy e ci si siede all’ombra di un albero, appoggiando la schiena al tronco. Peccato non aver visto i bruchi mimetizzati, e d’improvviso ci si ritrova con meno di 24 ore da vivere. In Brasile è stato addirittura messo a punto un antidoto specifico per evitare la morte, ma bisogna correre all’ospedale attrezzato più vicino. Sempre che il turista dell’esempio fatto ora sappia dov’è e sia nei paraggi.<br />
Un’ultima curiosità riguarda la falena, del tutto innocua, che si sviluppa da questo bruco, non attraverso un bozzolo come di solito avviene ma sotto dei nascondigli di terra. Vive solo una settimana, perché non ha la bocca per mangiare, e quindi muore di stenti. La Natura, a volte, ha un forte senso dell’ironia.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-67075785817052446632018-05-26T12:05:00.001-07:002018-06-24T13:45:56.734-07:00Misteri della natura: zombie, ninja e cappi mortali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-1I9orukh_vc/Wwmvnns5FaI/AAAAAAAAAr0/lcuJxIUpZ3sY-8m04cW-KtDzwl2yKsgUACLcBGAs/s1600/Funghi%2Bassassini.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="399" data-original-width="1011" height="126" src="https://2.bp.blogspot.com/-1I9orukh_vc/Wwmvnns5FaI/AAAAAAAAAr0/lcuJxIUpZ3sY-8m04cW-KtDzwl2yKsgUACLcBGAs/s320/Funghi%2Bassassini.png" width="320" /></a></div>
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Negli ultimi tempi sto raccogliendo idee per una storia che voglio scrivere, per questo sto leggendo di esseri viventi peculiari e particolarità della natura. In realtà non sono nuovo a questo genere, avendo già realizzato un lungo racconto sui funghi predatori, pubblicato su un’antologia di autori vari, ancora reperibile e apprezzata nonostante sia passato qualche anno dalla sua pubblicazione.<br />
Trovandomi a parlare con amici degli esseri viventi che sembrano sfuggire alle normali classificazioni, ho notato che molti sono rimasti sorpresi, non conoscendoli affatto. Per questo ho deciso di raccogliere i tre che hanno solleticato maggiormente la mia curiosità.<br />
Partiamo dalla formica zombie, che è la mia idea di partenza della storia cui facevo cenno prima. Nella foresta pluviale del Brasile sono stati scoperti quattro nuovi funghi che, di fatto, trasformano le formiche in zombie. Il principale, l’<i>Ophiocordyceps camponoti-balzani</i>, prende il possesso del cervello della formica attraverso le spore, e fa camminare il corpo ormai morto verso un luogo che, per umidità, è di gradimento del fungo. Qui fa mordere alla formica un ramo per ancorarla, poi ne lascia il controllo, “uccidendola” (già era morta da tempo). Alfine rilascia le spore che, con un po’ di fortuna, infetteranno altre formiche ripetendo il ciclo di vita. Vi segnalo questo <a href="http://www.nationalgeographic.it/natura/2011/03/04/foto/formiche_zombi_con_il_fungo_killer-198426/1/" target="_blank">link</a> in cui sono meglio spiegati i vari passaggi, e ci sono anche dieci foto affascinanti che vi consiglio di vedere.<br />
Un’altra scoperta relativamente recente è quella della lumaca felina o lumaca ninja, l’<i>Ibycus Rachelae</i>, trovata nelle foreste pluviali del Borneo. Il nome, “ninja”, richiama l’esperto guerriero che lancia le “stelline” di metallo con le punte acuminate. Come i ninja, questa lumaca riesce a sputare anche a lunga distanza (calcolando che la lumaca è circa 4 cm) “stelline” di carbonato di calcio. Pensavo fosse per difesa personale, una intrigante forma di adattamento che <a href="http://helldiano.blogspot.com/2013/10/peperoncini-piccanti.html" target="_blank">Charles Darwin</a> avrebbe apprezzato, invece la realtà è più frivola, seppur ugualmente fondamentale per la specie. Le stelline di carbonato di calcio vengono lanciate per centrare le femmine, che grazie agli ormoni contenuti nel composto tendono ad avvicinarsi al maschio che le ha colpite. Interessante, a mio avviso, che sia le lumache che i funghi di cui ho già parlato si trovino nelle foreste pluviali. Come detto dagli stessi studiosi, hanno scoperto solo la punta dell’iceberg delle particolarità in natura che un clima come quello ha favorito.<br />
Infine, il <i>Monacrosporium ellipsosporum</i>, conosciuto anche come fungo predatore o carnivoro, già utilizzato in un mio racconto che è stato molto apprezzato. Trovo che i funghi siano tra le più misteriose forme di vita. Il fungo predatore, ad esempio, non si sviluppa con la classica forma che tutti conosciamo, ma si allarga su un prato con dei filamenti. Le ife, la parte inferiore del cappello dei funghi classici, formano dei cappi che restano in attesa di vermi. Quando un nematode ci passa attraverso, i cappi si stringono e le ife penetrano all’interno del corpo della vittima, infettandola, tanto che anche se fuggisse, morirebbe nell’arco di un giorno. Se invece, come accade quasi sempre, il cappio blocca il verme, il fungo predatore ne occupa il corpo ormai morto e allarga la sua “tela” occupando il posto del nematode ormai assimilato. La struttura fungina, verme dopo verme, può occupare anche una porzione di terra molto ampia, ma niente paura, non aumenterà in potenza catturando gatti o cani, ad esempio.<br />
Cos’altro verrà scoperto, tra organismi presenti sulla Terra da millenni e altri nuovi, figli delle ultime mutazioni genetiche?
Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-88444940409501534632018-04-13T12:57:00.001-07:002018-04-13T12:57:26.951-07:00X-Files, è la fine (di nuovo)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-unnXriDOYA8/WtEKjVrU6KI/AAAAAAAAArk/-r6mLhuFuQkrmJIVQjAOKPIM8K9jS9vogCLcBGAs/s1600/X-Files%2Bshirt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1000" height="192" src="https://2.bp.blogspot.com/-unnXriDOYA8/WtEKjVrU6KI/AAAAAAAAArk/-r6mLhuFuQkrmJIVQjAOKPIM8K9jS9vogCLcBGAs/s320/X-Files%2Bshirt.jpg" width="320" /></a></div>
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Con l’undicesima stagione di X-Files andata agli archivi da ormai una dozzina di giorni (calcolando l’arrivo delle puntate in Italia, in America l’ultima è andata in onda quasi un mese fa), torno sull’argomento già affrontato in <a href="http://helldiano.blogspot.it/2018/01/x-files-torna-in-scena-luomo-che-fuma.html" target="_blank">questo post</a>, quando l’undicesima stagione era appena cominciata.<br />
Alla fine, riferendomi alle aspettative, scrivevo “spero [...] niente puntate riempitivo ricche di gag comiche”, ma non sono stato ascoltato, non pienamente almeno. “L’effetto Mandela” infatti ha una vis comica gradevolissima, tranne quando attendi di sapere cosa sarà di William, figlio di Fox Mulder e Dana Scully, o almeno i due pensano che sia così.<br />
William, l’adolescente braccato da chiunque, riesce a trovare i suoi spazi in tre puntate cariche di pathos e tensione: la 1, la 5 e la 10. Quelle, sì, sono imperdibili, compreso il drammatico finale di stagione e, si dice, di serie. Un finale più sereno, diciamo così, l’ho visto solo all’ottava stagione, con Mulder e Scully che portano a casa il bambino neonato di Scully e si baciano, tra l’altro dopo che nel corso della puntata Walter Skinner ha pure eliminato un temibile e storico avversario dei due agenti dell’FBI, Alex Krycek. E proprio il finale con un punto gigantesco, l’Uomo che Fuma ucciso a colpi di pistola (seppur sia caduto in mare e, si sa, se non c’è cadavere può sempre tornare), e Dana Scully che dice a Fox Mulder di essere incinta, finalmente di lui e non tramite rapimenti alieni, mi fa pensare. Troppo tranquillo, anche per quanto riguarda la presunta morte di Skinner e quella certa di tutti, proprio tutti i cattivi.<br />
All’ottava stagione seguì una nona magistrale, sarà così anche stavolta? Gillian Anderson, l’attrice che interpreta Scully, ha già detto di aver salutato, definitivamente, il personaggio dell’agente FBI al lavoro sugli <a href="http://helldiano.blogspot.it/2016/02/x-files-this-is-end.html" target="_blank">X-Files</a>, casi apparentemente inspiegabili. A mio avviso, non sarà certo un problema per Chris Carter spiegarne l’assenza se vuole continuare su questa strada, anche perché David Duchovny tornerebbe “sul luogo del delitto” indossando la giacca scura dell’FBI, e con lui penso gli altri. Ma, e questa è una domanda che rivolgo a voi, c’è bisogno che torni ancora e ancora?Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2690304170955958296.post-58124107671668650642018-03-30T06:29:00.002-07:002018-03-30T06:30:52.228-07:00Non c’è bisogno di scappare<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-5af4JIUC788/Wr47rqTOwuI/AAAAAAAAArU/j-tJS5X2thMZR9rD7l358BBypRqpiYAjACLcBGAs/s1600/Get%2Bout.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1365" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-5af4JIUC788/Wr47rqTOwuI/AAAAAAAAArU/j-tJS5X2thMZR9rD7l358BBypRqpiYAjACLcBGAs/s320/Get%2Bout.jpg" width="320" /></a></div>
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Innanzitutto preciso, per chi non lo avesse ancora visto, che non troverete spoiler. Potete proseguire tranquilli la lettura.<br />
Qualche settimana fa mi sono goduto il film “Scappa - Get Out”, spinto da una persona che me ne aveva parlato bene. Specifico che ci sono tre persone che, se mi consigliano un film, tengo in grande considerazione perché difficilmente sbagliano un colpo.<br />
Me lo sono goduto, dicevo, perché è semplice e lineare come non mi capitava di vederne da tempo. Ok, amo il cervellotico “Inception” di Christopher Nolan, regista che cerco di seguire nelle sue creazioni, e che vede il premio Oscar Leonardo DiCaprio come protagonista. Ma ogni tanto un film di spessore può essere anche senza note da cogliere al volo, pena il non capire più nulla del resto.<br />
La famiglia Armitage è stata scelta davvero bene, in ogni suo membro, e così il protagonista, il fotografo Chris Washington. Uno dei punti di forza è far pensare a un film sul razzismo in America, mentre in realtà affronta tutt’altro tema. Sì, il regista Jordan Peele ne approfitta per “risvegliare” le coscienze con opportuni messaggi contro la xenofobia, ma a fine visione capisci che è stato un enorme specchietto per le allodole.<br />
Apprezzo particolarmente un altro aspetto: Scappa - Get Out ha vinto l’Oscar 2018 come migliore sceneggiatura originale, ricevendo altre tre candidature, tra cui miglior film. E il regista, nonostante sia attivo dal 2008 in diversi ruoli, è al suo esordio dietro la macchina da presa, quindi avrebbe potuto pagare l’inesperienza. Invece la giuria degli Oscar lo ha premiato, segno che non solo al fruitore medio piace un film “facile”, ma anche agli addetti ai lavori.<br />
Con un po’ di fortuna e bravura da parte di altri sceneggiatori e registi, vedrò molte altre pellicole così, magari pluripremiate. Non mi dispiacerebbe.Paolo Merendahttp://www.blogger.com/profile/03562058724367877039noreply@blogger.com0