Anche adesso, come fatto nello scorso intervento, voglio
parlarvi di talenti cristallini e indiscussi. Ci spostiamo nel campo del
pattinaggio di short track, e parliamo dell’australiano Steven Bradbury.
Se seguite la Gialappa’s e i programmi “Mai dire *aggiungere
qualcosa a caso*”, già conoscete questo valido atleta, arrivato alla medaglia d’oro
durante le Olimpiadi invernali 2002 di Salt Lake City. Partiva dai quarti di
finale giusto un pelino sfavorito, poi ultimo per la gran parte della gara
tranne superare il turno grazie a scorrettezze (e squalifiche seguenti) di
altri atleti. In finale l’apoteosi, per cui vi rimando al filmato allegato, ma
qui voglio parlarvi di ciò che è successo prima di questi giochi olimpici.
All’inizio degli anni ’90 Bradbury andava a medaglie, seppur
nei 5000 metri staffetta, quindi con il merito della squadra intera, e stava
effettivamente crescendo, quando è stato colpito da un infortunio gravissimo.
Durante la prova di una gara, la lama del pattino di un altro corridore gli
causa una profonda ferita, con l’arteria femorale recisa. Perde circa quattro
litri di sangue e viene salvato dalla morte solo per la rapidità dei primi
soccorsi. Nella sfortuna è molto fortunato, un po’ come nella sua più celebre gara.
Dopo 111 punti di sutura e 18 mesi di riabilitazione torna in pista e, mentre
si sta preparando ai giochi olimpici di Salt Lake City, un infortunio (si parla
di frattura) al collo rallenta moltissimo l'allenamento. Una volta dismesso
il tutore, Steven Bradbury decide di proseguire, per vivere alle Olimpiadi
invernali quel clamoroso successo immortalato dalla Gialappa’s Band.
E ora, ecco a voi il filmato su Steven Bradbury firmato
Gialappa’s.