Negli ultimi tempi sto ascoltando spesso il recente lavoro di Caparezza, “Museica”, non solo perché apprezzo da anni la sua musica, ma anche perché posseggo il cd autografato dall’artista di Molfetta, incontrato nel corso di un meet & greet tenutosi in Campania.
Parlando con un amico con cui condivido questa passione
musicale, che non conosceva la storia dietro uno dei pezzi, mi sono accorto che
non tutti hanno capito appieno la canzone “Teste di Modì”, che trovo tra le più
riuscite dell’intero album, anche perché sono riuscito a cogliere tutte le
sfumature in quanto ricordavo perfettamente l’episodio reale da cui Caparezza
ha preso spunto.
In pratica, nel 1984 (ho fatto ricerche e pensavo fosse
molto più recente) su pressione dei fratelli Durbè, venne festeggiato il
centenario della nascita di Amedeo Modigliani cercando di scoprire se una
leggenda popolare fosse vera: in pratica si diceva che lo scultore avesse
gettato nel Fosso Reale di Livorno alcuni esemplari delle sue celebri teste, in
seguito a commenti poco lusinghieri da parte di amici. Vennero effettivamente
trovate tre teste, che alcuni eminenti critici d’arte italiani, tra cui Giulio
Carlo Argan, giudicarono non solo vere, ma preziosi manufatti. Di contro,
Federico Zeri e Carlo Pepi furono scettici, ma risultarono essere le voci fuori
dal coro.
Sulle tre teste venne anche scritto un catalogo che venne
immediatamente messo in commercio. Il catalogo divenne una rarità in men che
non si dica, perché, come dice Caparezza “quelle teste nelle teche sono tre
ciofeche fatte da studenti con il Black and Decker”. Poche settimane dopo il
ritrovamento, infatti, quattro studenti di Livorno si rivolsero al fortunato
periodico “Panorama” denunciando la paternità di una delle teste, portando come
testimonianza una foto con tre di loro che lavoravano sulla pietra grezza.
Vera Durbè, sorella di Dario e fautrice della ricerca sul
fondale del Fosso Reale, sembrò non credere alla storia, ma le sue labili
certezze vacillarono ancor più quando Angelo Froglia, nel tempo libero pittore
e scultore, disse di aver creato le altre due teste.
Un autogol completo non tanto per il ritrovamento in sé, ma
per i sedicenti esperti d’arte che si sperticarono in lodi, tanto che quando
dieci anni più tardi un privato cittadino consegnò alle autorità tre vere teste
di Modigliani, che teneva in officina senza darvi importanza, gli esperti d’arte
ci andarono molto più cauti.
Trenta anni dopo l’episodio conosciuto come “beffa di Modì”, e tre dopo il film documentario “Le vere false teste di Modigliani”, ci ha pensato Caparezza a portare a conoscenza di un pubblico ancor più vasto una delle pagine più controverse, ma al contempo divertenti, della storia dell’arte italiana.
Eccovi di seguito la canzone “incriminata”. Buon ascolto.Trenta anni dopo l’episodio conosciuto come “beffa di Modì”, e tre dopo il film documentario “Le vere false teste di Modigliani”, ci ha pensato Caparezza a portare a conoscenza di un pubblico ancor più vasto una delle pagine più controverse, ma al contempo divertenti, della storia dell’arte italiana.