È andata in scena in prima nazionale di “Sotto sotto”, pièce scritta e diretta dal poliedrico artista Renato Grilli. Teatro della rappresentazione, uno dei locali messi a disposizione a Galatina nell’ambito della “Notte della cultura”, il 30 agosto scorso.
Lo spettacolo ha visto sul palco Renato Grilli, Alessandra Maggio e Antonella Musardo, coadiuvate dalla presenza scenica di Maria Gloria Maggio, sorella di Alessandra, e Francesca Congedo, figlia di Antonella. Il pubblico, foltissimo, ha seguito l’esibizione con interesse, segno che l’idea vincente alla base c’è. Ma, come si evince dalle parole dei tre protagonisti, qualcosa poteva andare meglio. Li ho intervistati al termine dello spettacolo, preceduto, dal 26 al 29, da uno stage di allestimento nei locali comunali della stessa città salentina.
Riguardo lo stage, Alessandra Maggio è stata molto critica:
«Dire che è andato male è dire poco. Credo che questa problematica sia da
attribuire come al solito a una rimescolazione politica di fondo. Quando si
decide di organizzare un evento del genere bisogna saper organizzare e affidarsi
a persone che lo sappiano fare. Se esistono i tecnici del suono e dell’audio ci sarà un motivo... Meno male
che avevamo il marito di Antonella che ci ha dato una mano. I giorni in cui si
è svolto lo stage ci hanno dato una stanza chiusa della biblioteca, con 40
gradi. Successivamente ci siamo presi la libertà di spostarci da una stanzetta
all’altra perché non riuscivamo a lavorare.» Renato Grilli, pur denotando tutte
le lacune organizzative, ha però voluto sottolineare gli aspetti positivi: «Lo
stage per me è pienamente riuscito. Ho avuto modo di allestire bene lo
spettacolo, sapevo di avere Alessandra e Antonella e grazie ai loro feedback
mentre leggevano e si preparavano sono riuscito a lavorare in modo ottimo, pur
nelle difficoltà oggettive. Perché dico questa cosa? Il testo è quello,
complesso, ha un tono alto, è scritto apposta così, non è un vero e proprio
testo teatrale, è difficile per delle attrici. Qui eravamo su un testo pieno di
ambiguità, e la loro risposta è stata straordinaria. Ma cosa è successo? Prima
Antonella lo posta su Facebook, e dice ‘mi ci riconosco in pieno, sono io’ e
proprio in seguito a questo, come prologo abbiamo scelto di fare un pezzo che
dice ‘non ho più pazienza’. È stata una scena forte, una sorta di mediazione
tra il testo e il pubblico. Non ho più pazienza, voglio amare solo chi mi ama,
e ancora, due voci più la mia finale. Lo considero un ottimo lavoro, in Italia
non c’è, mentre in Germania si chiama ‘dramaturg’: prendi dei testi
preesistenti e li metti in bocca alla gente giusta per portarli in scena. In
pratica devi saper scegliere gli attori a le parti da affidargli. Il dramaturg
fa anche un lavoro, oltre, ad esempio, di riduzione dei testi di Shakespeare o
di Goethe, di sciogliere il testo e svolgere un lavoro linguistico di sostegno
agli attori. Questo è quello che mi piace fare e che credo di aver fatto:
prendere dei testi che piacciono alle attrici e farglieli rendere al meglio in
scena. Da questo punto di vista lo stage è stato fantastico.» Antonella Musardo
è sulla stessa lunghezza d’onda: «Assolutamente soddisfatta, essendo per me la
prima volta in questo campo. L’organizzazione non era il massimo, è vero, ma ho
imparato davvero tanto.»
Sulla serata del 30, Musardo conferma le pecche
organizzative, ma parla anche d’altro: «Abbiamo affrontato qualche problema:
fari negli occhi, poco spazio per eseguire al meglio quello che avevamo
preparato. Ma sono molto contenta di come è andata. Soddisfatta, devo imparare
tanto, ma sono onorata e felice che il maestro Renato Grilli mi abbia voluta
per questa bellissima esperienza al suo fianco.» Grilli ha parlato di alcune
scelte tecniche, oltre che dei problemi affrontati: «Le incertezze
dell’organizzazione sono state tali che il tono ci ha fatto capire di non aver
fatto un buon lavoro. Non abbiamo avuto interlocutori competenti, ci hanno montato
fari da discoteca invece che da teatro, e così via. Al di là di questo mi ha
colpito, soprattutto nella prima parte, il pubblico: non sapevano a cosa
andavano incontro, quindi io ho improvvisato una performance, mi sono lavato le
mani, mi sono ‘battezzato’ e cercato di dire qualcosa, come a metterli in
guardia. Un’altra invenzione è stata, date le due figure femminili molto forti,
di far venire Maria Gloria e Francesca, vestite di bianco, a fare da
contraltare alle due attrici vestite di nero, quasi a completare la profonda
presenza femminile. Le ragazze avevano dei cartelli, su cui era scritto ‘Se
impareremo a guardare riavremo gli occhi’ e ‘Se impareremo ad ascoltare
riavremo le orecchie’, che è il senso dell’opera intera.» Maggio ha avuto, come
Musardo, parole di elogio per Grilli: «Lo spettacolo di stasera, a parte tutti
gli inconvenienti possibili e immaginabili, mi ha lasciato contentissima,
sopratutto per aver avuto la fortuna di lavorare con il maestro Grilli, che è
una persona carismatica. Ha molti doni, oltre a quello dell’arte drammatica e
teatrale, la sua formazione parla da sé.»
Grilli si sta già organizzando per replicarlo altrove, come
conferma sia lui che le due attrici: «Con i giusti presupposti, vogliamo
replicare lo spettacolo: sto lavorando su un tono alto, ormai perso, e cerco le
location giuste.» Scelta appoggiata in pieno da Musardo: «Sarei entusiasta di
ripetere l’esperienza in qualunque posto.» Dello stesso avviso Maggio: «Mi
auguro che il maestro ci riesca, ha già parlato di Ascoli Piceno e Cesena.
Sarei molto più contenta di farlo lì che a Roma o Milano, perché mi piace
andare nei posti in cui il teatro non ha una grande cassa di risonanza. Queste
cittadine, belle e ben organizzate, dedicano ascolto e attenzione all’arte. Non
facciamo di tutta l’erba un fascio, ci sono dei politici che hanno la dote di
dare una mano alla cultura. Sono pochissimi, circa 2 partendo dai presidenti
della Repubblica. Sono convinta che il teatro debba essere fatto a teatro, ma
ci sono delle situazioni dove anche una piazza, un locale, può diventare
teatro, se ci sono le giuste condizioni organizzative. Un personaggio come il
maestro Grilli serve: si batte contro la decadenza dell’arte, che non riguarda
solo la scrittura o il cinema, ma anche il teatro e la scrittura teatrale.»