Pochi giorni fa ho terminato il libro di Caparezza, “Saghe mentali”. Lettura interessante, anche se a parer mio perde mordente nella quarta parte, che toglie qualcosa al quarto album, “Le dimensioni del mio caos”. Le altre tre, invece, sono sì ironiche ma, specialmente la prima in cui parla della sua vita precedente alla trasformazione in Caparezza, sono assolutamente godibili.
Scrivo questo post perché ho trovato un passaggio a dir poco
profetico. La seconda parte dell’opera, dedicata all’album “Verità supposte”,
accompagna ogni canzone a una fiaba, ovviamente scritta nel suo stile
graffiante e leggero al tempo stesso. La favola che accompagna il terzo brano,
“La legge dell’ortica”, si apre con lo stralcio che riporto qui.
“C’era una volta, tanto e tanto tempo fa, uno SCRITTORE
ATTEMPATO DI NESSUN SUCCESSO.
Viveva una vita GRIGIA, fatta solo di SFUMATURE, senza che il suo grigiore si avvicinasse mai al bianco né al nero. GRIGIO e basta.
Viveva una vita GRIGIA, fatta solo di SFUMATURE, senza che il suo grigiore si avvicinasse mai al bianco né al nero. GRIGIO e basta.
Ormai assuefatto al suo grigiore, lo scrittore attempato di
nessun successo decise di dare alle stampe un libro che parlasse di amori
adolescenziali tra ragazze romantiche e bulletti rissosi.
Essendo questa una fiaba, non ci è dato sapere del perché di
questa sua scelta.
Ed essendo questa una fiaba, e non un racconto realistico,
il libro, scritto con un linguaggio sciatto e poco letterario, diventò un
bestseller.
Di più: il successo del libro fu immediato, talmente
immediato da non permettere allo scrittore attempato di nessun successo di
adeguarsi al suo nuovo status di scrittore attempato di successo.
La fama lo regalò al mondo con la faccia e il fisico di un
autore attempato, la pancetta e la pelata in bella evidenza, e con
un’improbabile voce nasale, come un Eros Ramazzotti affetto da sinusite.”
Le parole in maiuscolo sono una mia aggiunta, e il motivo è
semplice. Caparezza ha pubblicato questo libro nel 2008, e parla ovviamente di
“Tre metri sopra il cielo” di Federico Moccia, del 2004. Ma le somiglianze con
“50 sfumature di grigio” di E. L. James, del 2011, sono strabilianti, e vanno
oltre ai termini usati che rimandano al titolo: scrittrice attempata di nessun
successo (Moccia, nato nel 1963, si fa conoscere dal grande pubblico nel 2004,
mentre E. L. James, nata sempre nel 1963, nel 2011), una storia che parla di
amori (in questo caso anche di sesso, ma più o meno ci siamo) tra ragazze
romantiche e bulletti rissosi, linguaggio sciatto e poco letterario (i romanzi
di E. L. James sfruttano un vocabolario davvero ridotto all’osso), autrice che
arriva al successo così velocemente da non riuscire a eliminare la pancetta per
le prime foto da “celebrità”.
La domanda che mi e vi pongo è: Caparezza è un veggente o i
motivi che rendono un libro di successo risiedono al di là dell’effettiva
bellezza di un’opera, tanto che si possono prevedere altri casi simili in
futuro?