giovedì 30 marzo 2017
The OA, un racconto intorno al fuoco
Ho terminato da poco la visione del telefilm “The OA”, creato da Brit Marling e Zal Batmanglij per Netflix. Anche se raramente, ogni tanto mi lancio nella visione di serie televisive, quindi ne scrivo per un motivo non strettamente legato alla storia: mi è stato consigliato da diverse persone, tutte ne parlavano in modo entusiastico e affermavano di non riuscire a dirmi nulla sulla trama, in ogni caso avrebbero rovinato la visione del telefilm.
Ora, l’ho trovato più che onesto, con un finale aperto che fa aumentare il voto finale, ma fare un piccolo riassunto a chi vuol seguire le vicende di Prairie Johnson è possibilissimo. Esempio: una ragazza cieca ricompare dopo essere scomparsa per sette anni, e riacquistando il dono della vista. “Recluta” cinque persone per narrare loro una storia, sulla sua prigionia durante i lunghi anni di assenza, in bilico tra scienza e fantascienza.
Ecco, anche articoli online riportano quanto sia difficile parlarne senza spoiler, e con il passare delle otto puntate la cosa mi ha lasciato basito. A parte questo, come detto, più che onesta serie televisiva, che ha il grosso pregio di lasciare in dono al pubblico un finale di cui discutere. Io e una persona con cui ho visto The OA abbiamo due idee diverse per il finale, le espongo entrambe.
DA QUI, SPOILER SUL FINALE DELLA SERIE “THE OA”
Per me, le immagini di cui parla, del sequestro, la miniera, gli esperimenti e quant’altro, sono immagini oniriche “deposte” nella sue mente per portarla al vero passaggio da un mondo all’altro. È davvero in contatto con qualcosa, tanto da riacquistare la vista, o di intuire che nella scuola dove tutto il suo gruppo d’ascolto, quattro studenti e un’insegnante, sta per irrompere un uomo armato deciso a fare una strage. Ciò non cambia che le gabbie e i luoghi in cui è stata non esistono su questo o altri livelli di realtà, sono il modo in cui una mente “con problemi mentali” elabora i cinque movimenti da insegnare ai cinque del gruppo.
Per l’altra persona con me alla visione, il finale, la danza nel corso del quale la protagonista passa a un altro livello di realtà, venendo colpita dall’uomo armato e di fatto morendo, dimostra che tutto quel che ha raccontato è vero. Nonostante Alfonso, un ragazzo del gruppo, trovi dei libri che fanno pensare a una storia finta, e lo psicologo che ha in cura Prairie, la protagonista, dica che in effetti è così, i cinque movimenti hanno un effetto reale. Con la morte, lei davvero tornerà alla miniera in cui è rinchiusa con Homer e gli altri, riuscendo a salvarli grazie al viaggio in questa realtà.
A ogni modo, è stata firmata la realizzazione di una seconda stagione, quindi non ci resta che attendere per vedere chi ha ragione.
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