lunedì 30 ottobre 2017
It comes back... Again
Nel 1990, come molti della mia generazione, vidi e rimasi affascinato dalla miniserie televisiva It, tratta dal romanzo forse di maggior successo di Stephen King. Tim Curry, già iconico protagonista di “The Rocky Horror Picture Show” (ma allora non lo sapevo, ero troppo piccolo: per me l’unico Rocky era Balboa), diede un volto al Pennywise del libro.
Io vidi prima la pellicola in TV e poi lessi il libro, così che il volto che diedi nella mia giovane fantasia al clown malefico era quello di Tim Curry. Ovviamente, come molti della mia generazione (di nuovo), non potevo esimermi dall’andare al cinema per il remake, giunto 27 anni dopo esatti, come il tempo di letargo del mutaforma rappresentato da Pennywise. Ecco, ora che li ho visti entrambi direi che il clown del romanzo potrebbe essere rappresentato con i vestiti del primo e la faccia del secondo, ovvero Bill Skarsgård. È un clown, deve avere un vestito adatto, ma è anche un demone. Oddio, se tengono fede alla storia originale riguardo la natura di It, “demone” è fuorviante, ma non voglio inserire spoiler di nessun tipo, quindi vada per “natura demoniaca”.
La versione 2017 l’ho trovata godibile, anche se potevano essere scelti meglio gli attori bambini: Mike e Beverly sembrano quasi maggiorenni, mentre invece dovrebbero avere 11 anni. Beverly, a sua volta, nel libro è una perdente a tutti gli effetti, e non una cazzuta ragazzina che ha sempre l’asso nella manica.
Bene alcune scelte di avvicinare il nuovo film alla storia scritta da Stephen King, invece, come Henry Bowers che ferisce sul serio Ben, invece di minacciare di farlo e poi venire interrotto. La cicatrice lasciata dall’episodio torna in Ben adulto e serve all’economia delle vicende, quindi eliminarla nella versione 1990 ha dato vita a un piccolo buco narrativo. Di contro, nuovamente nel 2017 Patrick Hockstetter è un punto, seppur maggiore rispetto al 1990, mentre invece nel romanzo il suo personaggio viene approfondito parecchio in quanto forse l’unico veramente pericoloso della banda di Henry, perché psicopatico e autore nel passato di un omicidio.
Ci sono molti altri particolari che ho apprezzato e altri meno, ma non voglio fare un lungo e personale elenco. Chiudo con un grosso plauso alla versione nuova: dividere, nel due film, bambini e adulti, con il casting ancora da fare. Nel 1990, con la regia di Tommy Lee Wallace, adulti e bambini erano “mescolati” come nel libro, ma nel film di Andrés Muschietti i bambini sono stati messi tutti ora, lasciando agli adulti la seconda parte, annunciata per il 2019. In questo modo i ragazzini che hanno visto “It” per curiosità torneranno al cinema, più maturi, pronti per la seconda parte tra due anni, mentre gli adulti attuali si scateneranno su Internet per fare i nomi dei papabili Bill, Eddie e Richie quarantenni tra gli attori più in voga del momento. A mio modo di vedere, mossa più che vincente.
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