sabato 30 novembre 2013
1, 2, 3... Una notte da leoni
In questi giorni ho visto "Una notte da leoni 3", e per preparare al meglio il terreno ho rivisto i primi due.
Ho letto e sentito in giro che il terzo non sarebbe all'altezza dei primi due, ma non sono d'accordo: manca, o meglio è solo accennata nei minuti conclusivi, la "notte da leoni" del titolo, che è al centro delle prime due pellicole, ma la storia merita, è ben congegnata e tornano vecchi personaggi che avrebbero meritato più spazio (mi riferisco a Jade, ovvero Heather Graham, che non compare nella seconda pellicola dopo la buona prestazione della prima).
Il ritorno a Las Vegas con Phil (Bradley Cooper) in testa, e al Caesars Palace in particolare, è la chiusura del cerchio, una trilogia che non arriverà a toccare i fasti di "Ritorno al futuro", ma avrà il suo piccolo spazio nelle menti di chi ha visto i film.
Due i mattatori "dichiarati" dei tre film: Alan (Zach Galifianakis) e Chow (Ken Jeong), mentre quello che si fa notare di più, a mio avviso, è Stu (Ed Helms): molto cambia dal dente in meno con cui si sveglia nel primo film alle tette del terzo, passando per il tatuaggio di Mike Tyson, ma è quello ad avere il seme della follia dentro di sè, come sottolineato alla fine di "Una notte da leoni 2", con uscita inopportuna di Alan sul tipo di seme (tra le migliori battute della trilogia, a mio avviso).
Ken Jeong si mette in mostra anche per un particolare fisico, il micropene, tra i più caratteristici della saga, mentre tra le costanti dei tre film, come la telefonata di Phil o il giro in ascensore, si nota lo "sfigato" del gruppo, Doug (Justin Bartha), che vive la prima notte da leoni ma resta tutto il film sul tetto, e che addirittura nemmeno vive la seconda, mentre in "Una notte da leoni 3" è in ostaggio del cattivone (Marshall, interpretato da John Goodman, già visto nel film "Aracnofobia"), e quindi si vede e fa poco. Anche nella notte da leoni appena accennata alla fine del terzo film, è l'unico a mancare.
Ottimo l'intervento di Mike Tyson, reso al meglio dal regista Todd Phillips (già dietro la macchina da presa per "Starsky & Hutch") nelle due piccole parti dei primi film, mentre capitolo a parte merita la conclusione del terzo, a cui ho già fatto riferimento: io credo che il regista l'abbia buttata lì per un motivo preciso. Il finale aperto serve per dare vita, come ho già detto, alla "notte da leoni" del titolo, ma è anche un amo: gli attori che si sono risvegliati possono abboccare, facendo un quarto film, o lasciar stare. Anzi, il verbo abboccare è sbagliato: io sono contento così, sono stati bei film, non cerco un quarto. Ma se girassero "Una notte da leoni 4"... Cosa ci fanno a Las Vegas (sempre se sono ancora a Las Vegas) dove si trovavano prima di perdere i ricordi, con la scimmia incontrata a Bangkok nel secondo film? Una notte da leoni planetaria grazie ai milioni ricavati da Chow con i lingotti d'oro? E dov'è Doug?
Quasi certamente il giro con "The Hangover" (titolo originale) è finito, ma se continuasse...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento