Nei giorni scorsi, a ridosso del Black Friday, ho avuto modo di “scoprire” questa canzone del 2011 di Rebecca Black, “Friday”. Scevro dai giudizi di ciò che ho letto successivamente e che in parte riporterò, man mano che il video di Youtube procedeva la mia impressione è stata di trovarmi davanti una delle canzoni più brutte della storia, per nulla aiutata da un video orrendo anch’esso. Mi sbagliavo: è proprio la combo più brutta, certificata da numerosi premi, classifiche di periodici musicali e così via. E se le classifiche non danno numeri certi da esaminare, ha il maggior numero di pollici giù della storia di Youtube, 2 milioni e oltre solo nel nuovo canale.
Ma andiamo con ordine: una compagna di classe di Rebecca Black, nel 2011, trovò questa misconosciuta casa discografica, la Ark Music Factory. La ragazza, già desiderosa di sfondare nel mondo della musica, ne parlò alla madre, che pagò 4000 dollari per farle incidere una canzone con relativo video. Si decise di campionare la voce, acerba e a tratti stonata, di Rebecca Black, con il programma Auto-Tune, ma nulla si poté fare sul testo, di cui riporto uno stralcio: “Ieri era giovedì, oggi è venerdì [...] domani è sabato e domenica verrà dopo ancora”. Risultato, un video definito “terribilmente esilarante”, la voce “un inferno” e la parte rap del testo “raccapricciante” da eminenti esperti musicali.
Non fu un caso fin da subito, a dire il vero: all’inizio collezionò poche centinaia di visualizzazioni su Youtube (un video sul mio canale ne ha 71.000 circa, per fare un piccolo termine di paragone). Poi, però, grazie alla bruttezza unica, divenne trend topic su Twitter, e in pochi mesi raggiunse 167 milioni di visualizzazioni, ma anche più di un milione di voti negativi e l’interesse, con stroncature nette e letteralmente senza precedenti, di periodici che si occupano di musica. La Ark Music voleva a un certo punto cancellarlo dal suo canale, perché paradossalmente stava crescendo come marchio dopo questa cassa di risonanza involontaria e voleva “ripulirsi”. Al rifiuto di Rebecca Black, decise di produrre “Saturday”, il seguito di “Friday”, ma il progetto non vide la luce.
Poco dopo, Rebecca Black fece cancellare il video dal canale della Ark Music per postarlo sul suo. Da allora, 115 milioni di visualizzazioni, commenti esilaranti e due milioni di pollici giù, che sono valsi il titolo di video più disprezzato di Youtube. Nel suo stesso anno d’oro, il 2011, Black fondò la sua casa discografica, la RB Records, con la quale, tra le altre, riprese l’idea di “Saturday”, lanciando anche altri singoli.
Nel suo curriculum figura anche “attrice”, perché più tardi collabora con Katy Perry al suo film-documentario. Katy Perry e Justin Bieber la prendono sotto la loro ala protettrice non per la bravura (inesistente), ma perché con l’andare del tempo è diventata un simbolo della lotta al bullismo: non ha avuto solo commenti divertenti, per quanto negativi, ma anche offese e minacce di morte perfino al suo numero di casa, con la polizia che ha dovuto indagare.
Peccato davvero, perché lo sfottò può starci se il prodotto lo richiama per scarsa qualità, ma offese e minacce non sono mai giustificabili. Ed è il motivo ultimo per cui ho scritto questo post: per quanto scarsa in modo aberrante, mi sta simpatica per come è uscita da quell’obbrobrio e si è creata la carriera che aveva sempre desiderato.
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