Qualche giorno fa ero al mare. O meglio, ero andato in una località balneare a rilassarmi. Mi siedo a un tavolino di un bar da cui si godeva una vista incantevole: il mare limpido qualche metro più giù, i bagnanti (che invidiavo tantissimo, quasi da spingermi a unirmi a loro, nonostante l’abbigliamento poco adatto), la vista di un faro in lontananza. La brezza paradisiaca che mi sfiora il volto, ordino un gelato (rigorosamente al cioccolato).
Il suono della risacca, quello dei gabbiani. Tutto perfetto, insomma. Poco dopo una ragazza un pizzico abbondante siede a un tavolino attiguo, e lì succede una cosa stranissima: prende un portatile, lo apre, lo accende e si connette a Facebook. Già lì resto più che perplesso, poi apre la chattina e inizia a chattinare mentre mangia.
Lì per lì penso: giacché ci sei, va su youtube e goditi un filmato di gente che sta al mare, no?
Quasi glielo dico, poi (purtroppo) inizio a ragionare su quanto vedo. Cosa è diventato Facebook, o in generale i social network? Cosa è diventato Internet? Qualche settimana fa vidi su youtube (da casa mia, non da un posto in riva al mare) un filmato delle Iene in cui intervistavano under 16 e chiedevano loro per cosa usassero Internet. Ricerche, studi, curiosità? No: social network e visione di filmati a luci rosse. Ma Internet non serve (per fortuna) anche ad altro? E poi, ancora. Che senso ha uscire se poi ci si connette ogni 10 minuti dal proprio iPhone a Internet per controllare la posta? Tanto vale non uscire per nulla.
Internet, il computer, la tecnologia, ha un ruolo importante nella mia vita, ma capisco quando è il momento di staccare. Quando esco, spesso non porto nemmeno il cellulare con me, figuriamoci il computer. Inizio a capire chi organizza percorsi per la disintossicazione dall’(ab)uso del pc, ormai alla pari con quello di droga e alcool. O forse di percorso ne servirebbe uno solo, che vale per tutte le dipendenze: ritrovare contatto con gli altri e sopratutto se stessi, rispettarsi e migliorarsi.
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