Sul mio sito ufficiale (non è questo, se state per pensarlo) ho inaugurato da poco un servizio recensioni, iniziando con un volume di un mio conterraneo. Mi sembra strano, però: nel tempo libero tento di coltivare la mia passione per la scrittura e poi mi trovo a recensire libri di altri.
Ok, sono anche giornalista, ma è come se mi trovassi dall'altra parte della barricata: da colui che scrive e che trema in attesa della prossima recensione, sperando che non stronchi l'opera, a colui che giudica, e che non ha certo paura di stroncare testi non all'altezza.
Qualche tempo fa, quando inviavo racconti a riviste o concorsi, in effetti temevo un po' il giudizio. Adesso per fortuna ho acquisito un po' di sicurezza nei miei mezzi: il timore c'è sempre, all'invio, ma almeno non è un peso cliccare il pulsantino per mandare la mail.
Ricordo il mio primo "successo" letterario, risalente a molti anni fa, che accolsi con tanto d'occhi: vedere quell'opera pubblicata significò molto per me, e iniziò a darmi fiducia in me stesso.
E quindi penso a un autore che attende la recensione di tal critico, di cui rispetta, ma nel contempo teme, il giudizio, e agli occhi con cui legge la prima volta la stessa recensione.
Non è una cosa semplice, perché è sì vero che si scrive per "bisogno", ma è pur vero che una bocciatura, in qualsiasi campo e di qualsiasi tipo, fa male.
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