Questa volta non vi annoierò a lungo, voglio solo segnalarvi che il concorso di cui vi ho parlato negli ultimi interventi si è concluso. Come lo scorso anno, i lavori dei partecipanti sono stati raccolti in un ebook, un piccolo modo per dire grazie a quanti hanno creduto in questo progetto. Vi rimando al mio sito ufficiale per conoscere i vincitori, per altre notizie e per scaricare gratuitamente l’ebook e godervi tutti i lavori, tra cui figurano due mie poesie che hanno sfiorato il podio.
Buona lettura e buon anno.
http://www.paolomerenda.it/caffe-blues-secondo-premio-letterario-art-cafe-14-12-2011/
martedì 27 dicembre 2011
lunedì 28 novembre 2011
Snoopy non si lascia scoraggiare facilmente
Chiusi i termini per partecipare al secondo concorso Art Café Maglie, i partecipanti attendono la serata finale, del 14 dicembre, per sapere i risultati. Ora, non è che un esordiente aspetti tanti giorni con le dita incrociate per vedere se verrà premiato o no, ma ogni tanto la considerazione “chissà se sarà piaciuto” attraversa la mente. Con un’altra forma verbale, “chissà se piacerà”, sono molte le carriere artistiche che terminano prima ancora di cominciare. Il timore di veder bocciato un parto della propria mente può portare conseguenze, con le dovute proporzioni è come se un figlio venisse giudicato con voti bassi al saggio atletico di fine anno scolastico.
Ma un timore del genere deve fermare un ragazzo o una ragazza che vogliono provare a entrare in questo mondo? La risposta, ovviamente, è no. Leggere molto è importante, cesellare un proprio stile altrettanto, ma a volte un rifiuto può essere l’anticamera di un futuro successo. E questa ultima asserzione non vale solo per la scrittura, ma per tutti gli ambiti della vita.
L’uomo è un essere che vive in comunità. Questo basta per capire che non possono essere schivati i confronti tra due singoli o gruppi di persone. I confronti, le “sfide”, giungono sempre: a scuola, nel lavoro, nella vita amorosa, in quella sociale. Evitarne qualcuna, ad esempio quelle dei concorsi letterari, non evita in automatico le altre. Quindi, perché fuggire?
Complimenti pertanto a quanti hanno partecipato, restate sintonizzati per conoscere i vincitori. Io faccio solo da veicolo pubblicitario, potevo partecipare e ci sono due poesie in attesa di giudizio. Incrocio le dita con voi.
Ma un timore del genere deve fermare un ragazzo o una ragazza che vogliono provare a entrare in questo mondo? La risposta, ovviamente, è no. Leggere molto è importante, cesellare un proprio stile altrettanto, ma a volte un rifiuto può essere l’anticamera di un futuro successo. E questa ultima asserzione non vale solo per la scrittura, ma per tutti gli ambiti della vita.
L’uomo è un essere che vive in comunità. Questo basta per capire che non possono essere schivati i confronti tra due singoli o gruppi di persone. I confronti, le “sfide”, giungono sempre: a scuola, nel lavoro, nella vita amorosa, in quella sociale. Evitarne qualcuna, ad esempio quelle dei concorsi letterari, non evita in automatico le altre. Quindi, perché fuggire?
Complimenti pertanto a quanti hanno partecipato, restate sintonizzati per conoscere i vincitori. Io faccio solo da veicolo pubblicitario, potevo partecipare e ci sono due poesie in attesa di giudizio. Incrocio le dita con voi.
sabato 8 ottobre 2011
Nuovo concorso letterario
Lo scorso anno, qui vi proponevo un concorso letterario. Quanto detto allora vale ancora oggi, cioé un concorso letterario serve a quanti vogliono farsi conoscere dal grande pubblico, e sopratutto da un pubblico di persone del settore. Questa volta torno con la seconda edizione dello stesso concorso. Inutile lamentarsi dello stato in cui versa l'arte in Italia se non si fa nulla per cambiare le cose, no? Uno dei modi è partecipare a manifestazioni simili, affinché la voce (e la penna) di quanti hanno questa "vocazione" non vada dimenticata. Quindi, buona scrittura.
Concorso letterario nazionale di racconti e poesie
ART CAFE' (seconda edizione)
Regolamento:
Art.1
Possono partecipare al concorso tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il 18esimo anno di età, ovunque residenti.
Art.2
I partecipanti potranno inviare opere edite e inedite, fermo restando il pieno possesso dei diritti d'autore. Le opere devono essere in lingua italiana o anche in dialetto regionale, purché accompagnate da traduzione. Non è richiesto nessun tema specifico.
Art.3
I limiti cui attenersi sono massimo 20.000 battute per i racconti e 50 versi per le poesie. Ogni partecipante potrà concorrere fino a un massimo di cinque opere.
Art.4
Le opere in concorso andranno inviate via mail, in formato Word97, corredate da un file attestante il titolo delle opere proposte, e le generalità dell’autore (nome e cognome, indirizzo completo di via, N., CAP, Città, Provincia, Regione), telefono, e-mail, età, professione, e inoltre la dichiarazione firmata: “Autorizzo il trattamento dei dati ai fini istituzionali (D.Lgs/2003)”. Le opere devono essere assolutamente anonime, pena l’esclusione, i dati saranno riportati nell’altro file. I lavori non saranno restituiti. La partecipazione al concorso è gratuita.
Art.5
Le opere vanno inviate entro e non oltre il 15 novembre 2011 al seguente indirizzo: angelaleucci@gmail.com, riportando in oggetto Concorso Art Cafè.
Art.6
Le opere saranno valutate, a giudizio insindacabile e inappellabile, da una giuria composta da esperti.
Art.7
La Giuria sceglierà tre opere vincitrici (premiate con targhe e pergamene) e una rosa di opere segnalate. La Giuria si riserva la facoltà, ove lo ritenga opportuno, di non assegnare premi. La premiazione si svolgerà in il 14 dicembre 2011 a Maglie, presso Art Cafè in via Ferramosca.
Art. 8
Opere vincitrici e segnalate confluiranno in un e-book scaricabile gratuitamente. Tutti i partecipanti conserveranno i diritti d'autore delle opere proposte.
Art.9
I vincitori dovranno ritirare il premio personalmente o, in casi eccezionali, delegando persona di loro fiducia.
Art. 10
La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente regolamento.
P.S. Se siete interessati a leggere l'antologia scaturita dalla prima edizione, questo è il link per scaricarla gratuitamente. Presente anche un mio racconto, "L'abito adatto per l'eterno nulla".
Concorso letterario nazionale di racconti e poesie
ART CAFE' (seconda edizione)
Regolamento:
Art.1
Possono partecipare al concorso tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il 18esimo anno di età, ovunque residenti.
Art.2
I partecipanti potranno inviare opere edite e inedite, fermo restando il pieno possesso dei diritti d'autore. Le opere devono essere in lingua italiana o anche in dialetto regionale, purché accompagnate da traduzione. Non è richiesto nessun tema specifico.
Art.3
I limiti cui attenersi sono massimo 20.000 battute per i racconti e 50 versi per le poesie. Ogni partecipante potrà concorrere fino a un massimo di cinque opere.
Art.4
Le opere in concorso andranno inviate via mail, in formato Word97, corredate da un file attestante il titolo delle opere proposte, e le generalità dell’autore (nome e cognome, indirizzo completo di via, N., CAP, Città, Provincia, Regione), telefono, e-mail, età, professione, e inoltre la dichiarazione firmata: “Autorizzo il trattamento dei dati ai fini istituzionali (D.Lgs/2003)”. Le opere devono essere assolutamente anonime, pena l’esclusione, i dati saranno riportati nell’altro file. I lavori non saranno restituiti. La partecipazione al concorso è gratuita.
Art.5
Le opere vanno inviate entro e non oltre il 15 novembre 2011 al seguente indirizzo: angelaleucci@gmail.com, riportando in oggetto Concorso Art Cafè.
Art.6
Le opere saranno valutate, a giudizio insindacabile e inappellabile, da una giuria composta da esperti.
Art.7
La Giuria sceglierà tre opere vincitrici (premiate con targhe e pergamene) e una rosa di opere segnalate. La Giuria si riserva la facoltà, ove lo ritenga opportuno, di non assegnare premi. La premiazione si svolgerà in il 14 dicembre 2011 a Maglie, presso Art Cafè in via Ferramosca.
Art. 8
Opere vincitrici e segnalate confluiranno in un e-book scaricabile gratuitamente. Tutti i partecipanti conserveranno i diritti d'autore delle opere proposte.
Art.9
I vincitori dovranno ritirare il premio personalmente o, in casi eccezionali, delegando persona di loro fiducia.
Art. 10
La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente regolamento.
P.S. Se siete interessati a leggere l'antologia scaturita dalla prima edizione, questo è il link per scaricarla gratuitamente. Presente anche un mio racconto, "L'abito adatto per l'eterno nulla".
lunedì 5 settembre 2011
Quant'è bella la prevenzione!
Nel gennaio 2010, sulla bacheca di molte donne iscritte a Facebook cominciarono a comparire dei colori. Si trattava di un’iniziativa, partita da Detroit, per sensibilizzare alla prevenzione del tumore al seno, e i colori postati erano quelli del reggiseno di ogni utente che “partecipava” all’iniziativa.
L’interesse del pubblico maschile, forse un po’ troppo voyeur, una volta capito che le donne stavano indicando il colore del reggiseno, portò effettivamente attenzione verso questo male. Già qui, forse si potevano trovare altre strade per raggiungere lo stesso risultato, ma è stata semplicemente scelta una strada come un’altra.
Il fondo si è toccato, a parer mio, con la campagna seguente, lanciata forse da pervertiti repressi. Infatti, per aderire alla campagna successiva bisognava indicare dove si posava la borsetta, introducendo con “mi piace”. Ora, un utente di sesso maschile cosa pensa quando legge “mi piace sul tavolo in cucina”? Più che a una borsetta, direi a una posizione del kamasutra. Che poi, tra l’altro, indicare dove si posa la borsetta come può sensibilizzare alla prevenzione del cancro?
Con la “moda” degli ultimi giorni, consci di aver già toccato il fondo con “mi piace sulla poltrona vibrante”, ci si è spinti oltre, e si sta scavando. Leggiamo un messaggio tipo: “36 cm 8 minuti”. Adesso, innanzitutto cosa c’entra col cancro al seno, e in che modo si previene indicando due numeri? E ancora, questi due numeri a cosa vi fanno pensare? Inutile girarci intorno, lunghezza del sesso maschile e durata delle prestazioni. La gioia dei voyeur, forse gli stessi che hanno promosso l’iniziativa.
Invece si tratta della misura delle scarpe, seguita da “cm” (e non “misura scarpe”, giustamente) e dai minuti che si passano davanti allo specchio quando le donne si pettinano. Trovo che, oltre che fuorviante (fa pensare a tutto tranne al tumore al seno, come anche la questione della borsa), svilisca fortemente il sesso femminile. Il motivo è semplice: gli organizzatori pensano che le donne siano tutte delle svampite che passano ore davanti allo specchio per pettinarsi. Il che originerebbe, secondo loro, un numero di minuti alto. Il loro sogno è una donna con 40 di piede che passa mezz’ora in bagno per pettinarsi. “40 cm 30 minuti” sensibilizza forse all’uso dell’allungapene a pompa svedese di Austin Powers, ma certamente non previene il tumore al seno.
L’interesse del pubblico maschile, forse un po’ troppo voyeur, una volta capito che le donne stavano indicando il colore del reggiseno, portò effettivamente attenzione verso questo male. Già qui, forse si potevano trovare altre strade per raggiungere lo stesso risultato, ma è stata semplicemente scelta una strada come un’altra.
Il fondo si è toccato, a parer mio, con la campagna seguente, lanciata forse da pervertiti repressi. Infatti, per aderire alla campagna successiva bisognava indicare dove si posava la borsetta, introducendo con “mi piace”. Ora, un utente di sesso maschile cosa pensa quando legge “mi piace sul tavolo in cucina”? Più che a una borsetta, direi a una posizione del kamasutra. Che poi, tra l’altro, indicare dove si posa la borsetta come può sensibilizzare alla prevenzione del cancro?
Con la “moda” degli ultimi giorni, consci di aver già toccato il fondo con “mi piace sulla poltrona vibrante”, ci si è spinti oltre, e si sta scavando. Leggiamo un messaggio tipo: “36 cm 8 minuti”. Adesso, innanzitutto cosa c’entra col cancro al seno, e in che modo si previene indicando due numeri? E ancora, questi due numeri a cosa vi fanno pensare? Inutile girarci intorno, lunghezza del sesso maschile e durata delle prestazioni. La gioia dei voyeur, forse gli stessi che hanno promosso l’iniziativa.
Invece si tratta della misura delle scarpe, seguita da “cm” (e non “misura scarpe”, giustamente) e dai minuti che si passano davanti allo specchio quando le donne si pettinano. Trovo che, oltre che fuorviante (fa pensare a tutto tranne al tumore al seno, come anche la questione della borsa), svilisca fortemente il sesso femminile. Il motivo è semplice: gli organizzatori pensano che le donne siano tutte delle svampite che passano ore davanti allo specchio per pettinarsi. Il che originerebbe, secondo loro, un numero di minuti alto. Il loro sogno è una donna con 40 di piede che passa mezz’ora in bagno per pettinarsi. “40 cm 30 minuti” sensibilizza forse all’uso dell’allungapene a pompa svedese di Austin Powers, ma certamente non previene il tumore al seno.
venerdì 19 agosto 2011
Sul giornalismo
Durante i primi giorni di agosto, sono stato l’inviato di una testata per cui scrivo, Otranto Oggi, per il Mercatino del Gusto, che si è tenuto a Maglie appunto i primi cinque giorni di agosto. Ciò mi ha portato a vivere questo lungo evento, giunto alla dodicesima edizione, da un altro punto di vista: quello di chi deve fare informazione e, pur usufruendo dei benefit legati alla posizione (ingressi gratuiti per le serate a tema etc) non è lì semplicemente per divertirsi, assaggiare nuovi sapori o rilassarsi. Particolarmente gratificante il passaggio in cui ho intervistato il ministro Raffaele Fitto.
Sono giornalista dal millennio scorso, iscritto all’albo da 10 anni, quindi sono cose che già avevo avuto modo di capire, ma trovarmici dentro ogni volta mi porta alla mente le stesse cose: la responsabilità che abbiamo verso i lettori. Quasi tutto sugli stand e alle serate era pregevole, i gusti si sposavano bene con il tema delle varie occasioni d’incontro, quindi il mio lavoro è stato relativamente facile, ma mi è capitato altre volte di stroncare tale o tal’altra cosa.
Ora, esistono principalmente due tipi di lettori, con le varie sfumature tra un estremo e l’altro: l’ipercritico e chi ripone cieca fiducia. Il primo tipo non si ferma a ciò che legge, e quindi saggia da sé la bontà di quanto scritto. Il secondo tipo però si fida del giornalista di turno, a volte non capendo che si tratta di una persona come lui, con convinzioni più o meno condivisibili (basti pensare alla differenza tra Bruno Vespa, Enrico Mentana e Michele Santoro).
Quanto cambia la vita di queste persone un articolo o un servizio televisivo? Per questo sono sempre più convinto che non ci si svegli giornalista, bisogna avere la predisposizione, la passione, e sopratutto l’onestà verso se stessi e i lettori. I lettori possono cambiare il modo di pensare in base a quel che leggono, la responsabilità nei loro confronti è massima. Anzi, sono convinto che i giornalisti, più che i politici, decidano le sorti delle elezioni. Se non è responsabilità questa...
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mercoledì 6 luglio 2011
CM Punk fa la storia
Il 27 giugno, nello spettacolo di wrestling della maggiore federazione mondiale, quella WWE nella quale ha militato per lungo tempo l’Immortale Hulk Hogan, uno dei wrestler migliori del momento, e probabilmente della storia, lo Straight Edge CM Punk, ha lasciato il suo segno indelebile in questo mondo.
Riporto la traduzione integrale del suo discorso con delle aggiunte per rendere il discorso fruibile ai non esperti del settore.
John Cena, mentre te ne stai sdraiato lì [Mentre CM Punk parla, John Cena è disteso dolorante sul ring], e spero che tu sia scomodo come non mai, voglio che tu mi ascolti. Voglio che tu assimili bene il mio discorso, perché prima che me ne vada, tra 3 settimane, con il tuo titolo WWE, ho parecchi sassolini che voglio togliermi dalle scarpe. Io non ti odio, John e nemmeno ti disprezzo. In realtà io ti apprezzo, ti apprezzo nettamente di più di quanto non apprezzi gran parte dei nostri colleghi. Io odio l’idea che tu sia il migliore. Perché non lo sei! Io sono il migliore. Io sono il migliore del mondo! C’è solo una cosa in cui tu sei migliore di me, ed è leccare il culo a Vince McMahon [proprietario della WWE]. Sei bravo a leccare il culo a Vince McMahon tanto quanto lo era Hulk Hogan. Non sei bravo quanto Dwayne [Dwayne The Rock Johnson], però. Lui è un leccaculo coi fiocchi. Lo è sempre stato e ancora lo è. Oops… sto uscendo dal personaggio! Io sono il miglior WRESTLER [la WWE ultimamente non vuole che i suoi dipendenti vengano chiamati così, piuttosto Superstars] del mondo. Sono sempre stato il migliore, fin dal primo giorno. Fin da quando sono approdato in questa federazione e sono stato svilito e odiato già allora, perché Paul Heyman vide qualcosa in me che nessun altro voleva ammettere. Esatto, io sono un pupillo di Paul Heyman. E sapete chi altri era un pupillo di Paul Heyman? Brock Lesnar! E lui ha salutato la compagnia, proprio come sto per fare io. Ma la più grande differenza tra me e Brock è che io me ne andrò con il titolo WWE. Ho conquistato così tanti degli immaginari allori di Vincent K. McMahon, che finalmente mi è chiaro: è proprio questo il punto, sono totalmente immaginari! L’unica cosa reale sono io, e il fatto che giorno dopo giorno, da quasi 6 anni, dimostro a tutto il mondo che io sono il migliore al microfono, sul ring e persino al commento! Nessuno sfiora il mio livello! Eppure, non importa quante volte lo dimostri. Non sono su quelle splendide tazze da collezione, non sono sulla copertina del programma, a malapena mi pubblicizzano, non mi fanno partecipare ai film, ovviamente non andrò mai su quei programmi merdosi sulle tv americane. Non sono sul poster di WrestleMania, non sono sulla sigla che viene prodotta a inizio show. Non vado da Conan O’Brien, non vado da Jimmy Fallon, ma la verità dei fatti è che non me ne frega niente. E fidati, non è la storia della volpe e l’uva. Ma il fatto che Dwayne sia nel main event di WrestleMania dell’anno prossimo e io no, mi fa schifo [È già stato sancito il main event della prossima Wrestlemania, John Cena vs. The Rock]! Ah, ehi! Lasciatemi mettere in chiaro una cosa [iniziano gli applausi a scena aperta, nonostante CM Punk sia heel, un “cattivo” sulla scena]: voi che mi state acclamando adesso, voi siete il motivo principale per cui me ne vado! Perché siete voi quelli che bevono da quelle tazze da collezione, siete voi quelli che comprano i programmi sulla cui copertina non c’è il mio volto, e poi alle 5 del mattino in aeroporto cercate di sbattermeli in faccia per farveli autografare e poi provare a rivenderli su e-bay, perché siete troppo pigri per trovarvi un lavoro vero! Io me ne andrò con il titolo WWE il 17 luglio [quando lotterà nel corso di un PPV contro John Cena per il titolo] e chissà, forse andrò a difenderlo alla New Japan Pro Wrestling, forse tornerò alla Ring Of Honor! Ehi, Colt Cabana [wrestler della ROH, grande amico di CM Punk nella vita reale]! Come stai? Il motivo per cui me ne vado siete voi, perché dopo che me ne sarò andato voi continuerete a buttare soldi in questa azienda. Io sono soltanto un granello nell’ingranaggio. L’ingranaggio continuerà a girare e questo lo capisco. Ma Vince McMahon continuerà a fare soldi nonostante i suoi errori. È un milionario che dovrebbe essere un miliardario. E sapete perché non è un miliardario? Perché si circonda di sottomessi, insulsi e rincoglioniti yes-man, come John Laurinaitis, che gli dicono tutto quello che vuole sentirsi dire. E vorrei poter pensare che dopo la morte di Vince McMahon questa azienda andrà meglio, ma la realtà è che le redini saranno prese da quell’idiota di sua figlia da quel minchione del suo genero [Triple H] e dal resto della sua stupida famiglia! Lasciate che vi racconti un aneddoto privato su Vince McMahon. Noi facciamo tutta questa campagna contro il bullismo... [Il suo microfono viene spento e la puntata chiusa]
I promo tra il work e lo shoot (i work sono preparati a tavolino dai booker, quelli shoot sono un “colpo di testa” del wrestler) sono rari, ma in casi eccezionali vengono messi su. E quello del wrestler di Chicago è appunto un work-shoot. Ho letto in giro che si è trattato di un promo del tutto shoot, e che dietro le quinte non fossero d’accordo. Lasciatevi dire che non può essere così: gli avrebbero spento il microfono dopo 10 secondi, scortato fuori dall’arena e bye-bye. L’unico vero promo shoot della storia è quello di Vince Russo contro Hulk Hogan, nella WCW, per un semplice motivo: Vince Russo era il capo, era l’unico della federazione che non avrebbero potuto zittire.
Semplicemente, hanno lasciato ampia libertà a CM Punk, e lui ha concordato con la regia il momento nel quale avrebbero dovuto interromperlo.
Al di là di tutto, però, è nato un discorso molto vero, e che verrà ricordato negli anni a venire. Forse solo CM Punk poteva dar vita a un segmento simile, perché quelle sono le sue reali frustrazioni, e i motivi per cui effettivamente lascerà la WWE.
Ha fatto la storia, ed è bastato che i booker smettessero di fare quello per cui sono pagati e gli dicessero “vai e parla”.
Nell’era attitude, con Stone Cold Steve Austin su tutti, discorsi simili erano molto meno rari, e il wrestling era più amato anche dagli adulti. Ma la legge del mercato ha cambiato le cose, adesso (e giustamente, aggiungo) si guarda di più al bilancio e agli sponsor. Se per i bambini vende di più la maschera di Rey Misterio, perfettamente logico che gli si dia spazio. Ma l’anima del wrestling esce ancora fuori. Discorsi come quello di CM Punk fanno capire quanto noi fan della Disciplina ci stiamo perdendo.
Credo però che qualcosa stia cambiando, e dopo questo superbo promo ho un pizzico di fiducia in più per il futuro. Intanto non perderò per nulla al mondo il prossimo PPV, Money in the Bank, per vedere cosa succederà a Chicago durante il match tra John Cena e CM Punk. E consiglio a voi di fare lo stesso.
Intanto gustatevi il promo.
lunedì 6 giugno 2011
Il ritorno di Harry Potter
Questa volta voglio parlarvi di un’iniziativa molto interessante, per due motivi.
J. K. Rowling è una di quelle scrittrici la cui creatura ha ucciso il creatore. Quanti conoscono Sherlock Holmes? E quanti di questi sanno che il suo creatore è Arthur Conan Doyle, scrittore e medico vissuto a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo, che odiava profondamente l’investigatore nato dalla sua stessa penna?
Nel caso di Rowling, il rapporto con la sua creatura non sembra essere lo stesso, ma Harry Potter, in ugual modo, è oramai un’icona.
La serie dell’autrice è terminata, ma l’interesse resta intatto nei suoi estimatori, a milioni sparsi per il globo. Ed è dalla passione di un manipolo di autori, molti dei quali hanno già lavorato a produzioni legate al maghetto, che è nato un volume tutto da leggere.
“Potterologia - dieci as-saggi dell’universo di J.K. Rowling” è una raccolta di racconti variegata, in ogni storia viene affrontato un determinato aspetto della celebre serie nata dalla fantasia della scrittrice britannica.
A credere nel progetto, l’editore Camelopardus e la Fondazione Theodora. Già, perché la rivisitazione di Harry Potter, che interesserà tutti quelli che hanno amato questo personaggio, è solo una delle due ragioni per cui leggere il libro. L’altra è, appunto, la Fondazione Theodora.
Il ricavato di questa fatica letteraria andrà infatti devoluto in beneficenza, per la precisione a questa associazione, che si occupa sin dal 1995 di supportare i bambini che si trovano in ospedale.
Presente finora in 15 ospedali divisi in 11 città diverse, porta i Dottor Sogni in corsia, per alleviare la degenza dei bambini, senz’altro più difficile rispetto agli adulti.
Tutto è stato curato fin nei minimi particolari: già varato il blog nel quale sono raccolte tutte le notizie, potterologia.wordpress.com, e già online su youtube anche due booktrailer.
Fissato per il 3 ottobre il lancio ufficiale, nel frattempo vi rimando al blog ufficiale per tutte le notizie.
J. K. Rowling è una di quelle scrittrici la cui creatura ha ucciso il creatore. Quanti conoscono Sherlock Holmes? E quanti di questi sanno che il suo creatore è Arthur Conan Doyle, scrittore e medico vissuto a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo, che odiava profondamente l’investigatore nato dalla sua stessa penna?
Nel caso di Rowling, il rapporto con la sua creatura non sembra essere lo stesso, ma Harry Potter, in ugual modo, è oramai un’icona.
La serie dell’autrice è terminata, ma l’interesse resta intatto nei suoi estimatori, a milioni sparsi per il globo. Ed è dalla passione di un manipolo di autori, molti dei quali hanno già lavorato a produzioni legate al maghetto, che è nato un volume tutto da leggere.
“Potterologia - dieci as-saggi dell’universo di J.K. Rowling” è una raccolta di racconti variegata, in ogni storia viene affrontato un determinato aspetto della celebre serie nata dalla fantasia della scrittrice britannica.
A credere nel progetto, l’editore Camelopardus e la Fondazione Theodora. Già, perché la rivisitazione di Harry Potter, che interesserà tutti quelli che hanno amato questo personaggio, è solo una delle due ragioni per cui leggere il libro. L’altra è, appunto, la Fondazione Theodora.
Il ricavato di questa fatica letteraria andrà infatti devoluto in beneficenza, per la precisione a questa associazione, che si occupa sin dal 1995 di supportare i bambini che si trovano in ospedale.
Presente finora in 15 ospedali divisi in 11 città diverse, porta i Dottor Sogni in corsia, per alleviare la degenza dei bambini, senz’altro più difficile rispetto agli adulti.
Tutto è stato curato fin nei minimi particolari: già varato il blog nel quale sono raccolte tutte le notizie, potterologia.wordpress.com, e già online su youtube anche due booktrailer.
Fissato per il 3 ottobre il lancio ufficiale, nel frattempo vi rimando al blog ufficiale per tutte le notizie.
domenica 22 maggio 2011
"Vecchie" soddisfazioni e nuovi stimoli
Negli ultimi 10 giorni mi sono successe un po’ di cose. Nell’ordine, ho “partecipato” alla presentazione di una raccolta di racconti di affermati autori del panorama nazionale, come Elisabetta Liguori e Livio Romano. In quest’occasione, sono diventato un’opera d’arte vivente grazie al lavoro di Carlo Dicillo, scenografo della Rai, che ultimamente si è occupato di Gaia, il pianeta che vive. Inoltre si occupa delle scenografie dei concerti di Caparezza.
Ha dipinto la mia schiena in un’operazione di body art seguitissima e molto riuscita. Sempre in questi 10 giorni, sono stato impegnato nella lettura e recensione di un paio di testi che mi sono stati inviati da una casa editrice. Ho poi intervistato un amico, lo stesso Livio Romano, per il mio sito ufficiale. Venerdì scorso, infine, ho avuto l’onore di intervistare anche il primatista mondiale Pietro Mennea (trovate il video sul mio canale youtube paolomerendachannel).
In tutti i casi su citati, l’euforia è durata ben poco, e mi sono subito lanciato in una nuova avventura. Sono fatto così: appena raggiunto un traguardo miro subito al successivo. Ogni fine è un nuovo inizio.
Il che mi porta a un passo illuminante che ho letto ieri. Sto gustando l’ultima fatica letteraria di Stephen King, la raccolta di racconti Notte buia, niente stelle. A pagina 86 del primo racconto, 1922, c’è il passo che riporto. Poi, com’è noto, le novità sbiadiscono. Tutte le novità sbiadiscono, e di solito non ci vuole molto tempo. Sotto il nuovo c'è il consueto, che è quasi sempre squallido e grigio. Come il culo di un ratto.
Nel mio caso, il consueto non è squallido e grigio: faccio un lavoro che mi piace e conosco brave persone, buoni amici. Ma il senso è comunque lo stesso, cioè che qualunque novità la vita mi riservi, prima o poi (più prima che poi) arrivo ad assuefarmi e a cercare di conseguenza nuovi stimoli. Credo sia un bene, ma non ne sono del tutto sicuro.
Ha dipinto la mia schiena in un’operazione di body art seguitissima e molto riuscita. Sempre in questi 10 giorni, sono stato impegnato nella lettura e recensione di un paio di testi che mi sono stati inviati da una casa editrice. Ho poi intervistato un amico, lo stesso Livio Romano, per il mio sito ufficiale. Venerdì scorso, infine, ho avuto l’onore di intervistare anche il primatista mondiale Pietro Mennea (trovate il video sul mio canale youtube paolomerendachannel).
In tutti i casi su citati, l’euforia è durata ben poco, e mi sono subito lanciato in una nuova avventura. Sono fatto così: appena raggiunto un traguardo miro subito al successivo. Ogni fine è un nuovo inizio.
Il che mi porta a un passo illuminante che ho letto ieri. Sto gustando l’ultima fatica letteraria di Stephen King, la raccolta di racconti Notte buia, niente stelle. A pagina 86 del primo racconto, 1922, c’è il passo che riporto. Poi, com’è noto, le novità sbiadiscono. Tutte le novità sbiadiscono, e di solito non ci vuole molto tempo. Sotto il nuovo c'è il consueto, che è quasi sempre squallido e grigio. Come il culo di un ratto.
Nel mio caso, il consueto non è squallido e grigio: faccio un lavoro che mi piace e conosco brave persone, buoni amici. Ma il senso è comunque lo stesso, cioè che qualunque novità la vita mi riservi, prima o poi (più prima che poi) arrivo ad assuefarmi e a cercare di conseguenza nuovi stimoli. Credo sia un bene, ma non ne sono del tutto sicuro.
giovedì 21 aprile 2011
L'uomo ha bisogno dell'uomo
Il mese scorso vi ho consigliato un concorso letterario per poesie. Questa volta sono qui per quanti scrivono prosa, uno dei modi più “comuni” per avvicinarsi all’arte.
Se avete un racconto nel cassetto che giudicate buono, cercate di non lasciarvi scappare l’occasione rappresentata da un buon concorso. Come ho ribadito più volte, lasciare che persone qualificate leggano e giudichino i nostri scritti, è uno dei metodi più efficaci per migliorarsi. Non dobbiamo mai lasciarci sopraffare dalla paura di un rifiuto, o di un giudizio negativo: nessuno di noi nasce Ernest Hemingway, ci vuole duro impegno e dedizione per diventare tale.
Passando al concorso “L’uomo ha bisogno dell’uomo”, indetto da Edizioni La Gru, l’unico vincolo è il tema dei racconti, che deve riguardare l’empatia, la condivisione e l’umanità. Largo a temi di carattere sociale, quindi. Il termine per l’invio degli elaborati, rigorosamente via mail, è fissato al 27 maggio 2011, e ogni concorrente può partecipare con un solo racconto. La lunghezza delle storie può variare da un minimo di 2 pagine a un massimo di 5.
Interessanti le modalità di pubblicazione dei vincitori: dalla giuria verranno scelti 9 racconti finalisti, che andranno a confluire in una antologia, edita dalla casa editrice stessa, stampata in 111 copie numerate. Molto simile agli album prodotti da alcune case discografiche, pubblicate appunto in copie numerate, il cui valore sale con il passare del tempo.
Per il bando completo, la scheda da compilare a cura dell’autore e per tutte le altre informazioni, vi rimando qui, augurandovi il meglio per questo e altri concorsi a cui vorrete partecipare.
Se avete un racconto nel cassetto che giudicate buono, cercate di non lasciarvi scappare l’occasione rappresentata da un buon concorso. Come ho ribadito più volte, lasciare che persone qualificate leggano e giudichino i nostri scritti, è uno dei metodi più efficaci per migliorarsi. Non dobbiamo mai lasciarci sopraffare dalla paura di un rifiuto, o di un giudizio negativo: nessuno di noi nasce Ernest Hemingway, ci vuole duro impegno e dedizione per diventare tale.
Passando al concorso “L’uomo ha bisogno dell’uomo”, indetto da Edizioni La Gru, l’unico vincolo è il tema dei racconti, che deve riguardare l’empatia, la condivisione e l’umanità. Largo a temi di carattere sociale, quindi. Il termine per l’invio degli elaborati, rigorosamente via mail, è fissato al 27 maggio 2011, e ogni concorrente può partecipare con un solo racconto. La lunghezza delle storie può variare da un minimo di 2 pagine a un massimo di 5.
Interessanti le modalità di pubblicazione dei vincitori: dalla giuria verranno scelti 9 racconti finalisti, che andranno a confluire in una antologia, edita dalla casa editrice stessa, stampata in 111 copie numerate. Molto simile agli album prodotti da alcune case discografiche, pubblicate appunto in copie numerate, il cui valore sale con il passare del tempo.
Per il bando completo, la scheda da compilare a cura dell’autore e per tutte le altre informazioni, vi rimando qui, augurandovi il meglio per questo e altri concorsi a cui vorrete partecipare.
domenica 6 marzo 2011
Concorso letterario Justitia
Torno su queste frequenze per consigliarvi un nuovo concorso letterario, stavolta rivolto esclusivamente agli autori di poesie.
Come detto qualche mese fa riguardo un altro concorso, occasioni simili sono tra le più propizie per testarsi, per avere giudizi “gratuiti” da personalità del settore, per farsi conoscere da un pubblico più o meno vasto, e altro ancora.
Non vincere un contest non significa rinunciare a priori a confrontarsi con altre realtà, ma semplicemente che si può migliorare qualcosa del proprio stile per renderlo più fruibile, d’impatto, delicato, a seconda del risultato voluto. Ma di questo aspetto parlo più diffusamente sul mio sito www.paolomerenda.it dove sto tenendo un corso di scrittura, in particolare nella seconda lezione.
Oggi invece sono qui per proporvi un concorso: si tratta della prima edizione di Justitia - Concorso di poesia, indetto dall’associazione culturale di Supersano “Rabdomante”, ed è aperta a tutti gli aspiranti poeti da 14 anni in su. Il tema è, ovviamente, quello della giustizia, affrontato in tutte le sue forme e pieghe.
Il concorso, che si articola in due sezioni, junior (14-19 anni) e senior (dai 19 in su), prevede anche un premio in denaro per il primo classificato di ogni sezione, oltre alla pubblicazione dei migliori elaborati in una antologia, che verrà distribuita a tutti i finalisti.
Potete scaricare il bando completo qui, tenendo bene a mente che la scadenza è fissata al 31 marzo 2011. Nell’augurarvi buona fortuna, vi do un consiglio: se avete lavori pronti, non esitate a partecipare a questo o concorsi simili. A volte in un vecchio adagio c’è più saggezza di quanto immaginiamo, e uno famoso dice chi non risica non rosica.
Come detto qualche mese fa riguardo un altro concorso, occasioni simili sono tra le più propizie per testarsi, per avere giudizi “gratuiti” da personalità del settore, per farsi conoscere da un pubblico più o meno vasto, e altro ancora.
Non vincere un contest non significa rinunciare a priori a confrontarsi con altre realtà, ma semplicemente che si può migliorare qualcosa del proprio stile per renderlo più fruibile, d’impatto, delicato, a seconda del risultato voluto. Ma di questo aspetto parlo più diffusamente sul mio sito www.paolomerenda.it dove sto tenendo un corso di scrittura, in particolare nella seconda lezione.
Oggi invece sono qui per proporvi un concorso: si tratta della prima edizione di Justitia - Concorso di poesia, indetto dall’associazione culturale di Supersano “Rabdomante”, ed è aperta a tutti gli aspiranti poeti da 14 anni in su. Il tema è, ovviamente, quello della giustizia, affrontato in tutte le sue forme e pieghe.
Il concorso, che si articola in due sezioni, junior (14-19 anni) e senior (dai 19 in su), prevede anche un premio in denaro per il primo classificato di ogni sezione, oltre alla pubblicazione dei migliori elaborati in una antologia, che verrà distribuita a tutti i finalisti.
Potete scaricare il bando completo qui, tenendo bene a mente che la scadenza è fissata al 31 marzo 2011. Nell’augurarvi buona fortuna, vi do un consiglio: se avete lavori pronti, non esitate a partecipare a questo o concorsi simili. A volte in un vecchio adagio c’è più saggezza di quanto immaginiamo, e uno famoso dice chi non risica non rosica.
domenica 20 febbraio 2011
Lo Scudo
Qualche anno fa, tentai di fondare una testata. Andai avanti col progetto, trovai ragazzi disposti a scrivere per il periodico, ognuno a occuparsi di un settore in particolare. Si sarebbe trattato di un mensile, e avrei iniziato con tre numeri “di prova” per testare l’interesse del pubblico casertano verso il prodotto. C’era anche il nome della testata, “Lo Scudo”, e perfino un lavoro grafico che avrei dovuto usare sulla copertina dei numeri.
Stabiliti i costi, iniziai a cercare sponsor per supportare il mensile, e qui mi trovai di fronte un problema che non avevo messo in conto. Credevo molto nel progetto, mi sembrava curato fin nei minimi particolari, ma, per quanto cercassi sponsor, non ne trovai, quasi tutti gli uffici commerciali non avevano la disponibilità finanziaria per supportare il periodico.
Congelai tutto per qualche tempo, quando venne indetto uno dei numerosissimi tornei di calcetto del mio paese. A quel punto, molti dei proprietari dei posti in cui ero stato, e che non avevano partecipato come sponsor, aprirono i portafogli e finanziarono le squadre del torneo.
Il problema, dalle mie parti, è che i proprietari degli locali commerciali non danno molta importanza a un giornale, per quanto la pubblicità arrivi a un pubblico vasto e sia fruibile per molto più tempo. Si prediligono i tornei di calcio a 5, per motivi che non saprei spiegare fino in fondo, e credo nemmeno loro saprebbero farlo.
Per il primo numero, avevo in mente un’intervista esclusiva a Tony Tammaro. Lo contattai, e fu subito molto disponibile. Quando il progetto saltò del tutto, mi dispiacque per i ragazzi coinvolti e pronti a dare il via alle danze, ma sopratutto per quell’intervista mai fatta.
Quando, molti anni dopo, ho aperto il mio sito personale, realizzare finalmente quell’intervista è stato uno dei primi obiettivi. Pochi giorni fa ci sono riuscito, potete leggerla qui anche se spero, prima o poi, di poter riprendere quel vecchio progetto. Non ho mai smesso di crederci.
Stabiliti i costi, iniziai a cercare sponsor per supportare il mensile, e qui mi trovai di fronte un problema che non avevo messo in conto. Credevo molto nel progetto, mi sembrava curato fin nei minimi particolari, ma, per quanto cercassi sponsor, non ne trovai, quasi tutti gli uffici commerciali non avevano la disponibilità finanziaria per supportare il periodico.
Congelai tutto per qualche tempo, quando venne indetto uno dei numerosissimi tornei di calcetto del mio paese. A quel punto, molti dei proprietari dei posti in cui ero stato, e che non avevano partecipato come sponsor, aprirono i portafogli e finanziarono le squadre del torneo.
Il problema, dalle mie parti, è che i proprietari degli locali commerciali non danno molta importanza a un giornale, per quanto la pubblicità arrivi a un pubblico vasto e sia fruibile per molto più tempo. Si prediligono i tornei di calcio a 5, per motivi che non saprei spiegare fino in fondo, e credo nemmeno loro saprebbero farlo.
Per il primo numero, avevo in mente un’intervista esclusiva a Tony Tammaro. Lo contattai, e fu subito molto disponibile. Quando il progetto saltò del tutto, mi dispiacque per i ragazzi coinvolti e pronti a dare il via alle danze, ma sopratutto per quell’intervista mai fatta.
Quando, molti anni dopo, ho aperto il mio sito personale, realizzare finalmente quell’intervista è stato uno dei primi obiettivi. Pochi giorni fa ci sono riuscito, potete leggerla qui anche se spero, prima o poi, di poter riprendere quel vecchio progetto. Non ho mai smesso di crederci.
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Tony Tammaro
lunedì 17 gennaio 2011
La folle corsa della tecnologia
Nei giorni scorsi ho guardato Final Destination 3D. Guardato per modo di dire, dato il modo in cui è stato realizzato.
Avevo già visto altri film in 3D, The Hole e Saw 3D tra gli ultimi. Ma questo era diverso, girato interamente con la tecnologia 3D. Il che mi ha portato a pensare a cosa è ormai la tecnologia, e come dobbiamo adeguarci ai progressi.
Sì, perché ormai credo si sia persa la possibilità di SCEGLIERE quale novità tecnologica seguire e usare, e quale invece no. Io, per esempio, ho visto tutta la serie di Final Destination, l’idea di fondo mi piace molto, e quindi era lapalissiano che avrei visto anche questo quarto capitolo.
Non ho potuto scegliere se vederlo in 2D, nel modo classico, senza la profondità, o così. Non c’erano versioni alternative. E, non avendo ancora (ormai mi sono arreso anch’io alla tecnologia) gli occhialini adatti, mi sono perso almeno un 50% dello spettacolo.
Questo piccolo episodio, che sarà capitato a molti di voi alle prese con altre pellicole, dovrebbe far riflettere molto più delle grandi invenzioni che ci obbligano a usare. Non voglio parlare della rivoluzione Facebook, di computer o telefonini sempre più potenti, con buona pace di quelli “vecchi” che finiscono nella spazzatura, di automobili sempre più all’avanguardia o di tecnologia in senso stretto.
Piuttosto, la vita di tutti i giorni, dominata dalle nuove invenzioni e dalle mode. Ecco, perché è questo il fulcro. La razza umana è sempre più intelligente di generazione in generazione. Ovvio che inventi cose ritenute assurde solo qualche decina d’anni fa, non altrettanto ovvio che debbano essere usate.
Infatti, perché queste invenzioni prendano piede, ci vogliono altri uomini, che “adottano” il nuovo parto della mente, in numero sempre maggiore.
Sempre maggiore, finché, per forza di cose, anche gli altri devono piegarsi al volere della massa. E la massa è stupida.
Se venisse inventato, domani, un computer che si accende con la sola forza del pensiero del suo proprietario, molti correrebbero a comperarlo. Ma ne avremmo davvero bisogno? Non possiamo continuare a spingere un pulsante con un dito? Però sarebbe “una figata assurda” e tutti lo vorrebbero, con il risultato che anche chi non lo vuole dovrebbe averlo in casa.
Come ribellarci? Per ribellarsi al volere della massa bisogna che la massa cambi. Ma è un controsenso: se la massa si ribellasse in toto, seguiremmo comunque la massa, semplicemente verso un’altra direzione.
E voi cosa ne pensate?
Avevo già visto altri film in 3D, The Hole e Saw 3D tra gli ultimi. Ma questo era diverso, girato interamente con la tecnologia 3D. Il che mi ha portato a pensare a cosa è ormai la tecnologia, e come dobbiamo adeguarci ai progressi.
Sì, perché ormai credo si sia persa la possibilità di SCEGLIERE quale novità tecnologica seguire e usare, e quale invece no. Io, per esempio, ho visto tutta la serie di Final Destination, l’idea di fondo mi piace molto, e quindi era lapalissiano che avrei visto anche questo quarto capitolo.
Non ho potuto scegliere se vederlo in 2D, nel modo classico, senza la profondità, o così. Non c’erano versioni alternative. E, non avendo ancora (ormai mi sono arreso anch’io alla tecnologia) gli occhialini adatti, mi sono perso almeno un 50% dello spettacolo.
Questo piccolo episodio, che sarà capitato a molti di voi alle prese con altre pellicole, dovrebbe far riflettere molto più delle grandi invenzioni che ci obbligano a usare. Non voglio parlare della rivoluzione Facebook, di computer o telefonini sempre più potenti, con buona pace di quelli “vecchi” che finiscono nella spazzatura, di automobili sempre più all’avanguardia o di tecnologia in senso stretto.
Piuttosto, la vita di tutti i giorni, dominata dalle nuove invenzioni e dalle mode. Ecco, perché è questo il fulcro. La razza umana è sempre più intelligente di generazione in generazione. Ovvio che inventi cose ritenute assurde solo qualche decina d’anni fa, non altrettanto ovvio che debbano essere usate.
Infatti, perché queste invenzioni prendano piede, ci vogliono altri uomini, che “adottano” il nuovo parto della mente, in numero sempre maggiore.
Sempre maggiore, finché, per forza di cose, anche gli altri devono piegarsi al volere della massa. E la massa è stupida.
Se venisse inventato, domani, un computer che si accende con la sola forza del pensiero del suo proprietario, molti correrebbero a comperarlo. Ma ne avremmo davvero bisogno? Non possiamo continuare a spingere un pulsante con un dito? Però sarebbe “una figata assurda” e tutti lo vorrebbero, con il risultato che anche chi non lo vuole dovrebbe averlo in casa.
Come ribellarci? Per ribellarsi al volere della massa bisogna che la massa cambi. Ma è un controsenso: se la massa si ribellasse in toto, seguiremmo comunque la massa, semplicemente verso un’altra direzione.
E voi cosa ne pensate?
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