Quest’oggi voglio parlarvi di un pezzo, “Quello che non c’è”,
degli Afterhours. Con il passare del tempo la musica, come qualsiasi forma d’arte,
cambia e si trasforma con il cambiare dei tempi. Le canzoni che hanno avuto un
successo interplanetario negli anni ‘30 probabilmente non avrebbero lo stesso
impatto oggi.
Però ci sono altre canzoni che resistono e, nonostante siano
passati solo dieci anni dall’uscita dell’album “Quello che non c’è”, nel quale
è ovviamente incluso l’omonimo pezzo, credo che, se non gli Afterhours, questa
canzone rock resisterà al tempo.Molto cupa, riflette appieno lo stile di quell’album e del gruppo di Manuel Agnelli nei primi anni del terzo millennio. Non la ascoltavo da due o tre anni, e quando mi è capitata di risentirla in radio me ne sono innamorato nuovamente. Non a caso nello stesso anno di uscita, il 2002, ha anche avuto il prestigioso riconoscimento dell’Italian Music Award per il miglior testo.
Trovo che sia pura poesia accompagnata da musica di pregevole fattura, con alcuni picchi come in “Curo le foglie / saranno forti / se riesco ad ignorare che / gli alberi son morti”.
Chapeau.
Buon ascolto.
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