lunedì 29 aprile 2019

“Psyco”, Alfred Hitchcock e la teoria delle stringhe


Un po’ di tempo fa ho rivisto “Psyco”, il film del 1960 di Alfred Hitchcock, e oggi per l’ennesima volta mi è venuta in mente una domanda. Il “maestro del brivido”, riconosciuto universalmente come una delle figure principali della cinematografia, ha avuto il suo picco con la storia di Norman Bates, ripresa dai sequel e dalla serie tv su un giovane Norman. Ma il quesito che ora mi pongo e vi pongo è ancor più palese per film come “Gli uccelli” del 1963, con qualche effetto speciale in più.
Dunque, mi chiedevo: Alfred Hitchcock, nato nel 1899 e morto nel 1980, se fosse stato nel pieno della sua carriera adesso, sarebbe diventato comunque un’icona?
La risposta non è semplice e scontata, a mio avviso. L’indubbia qualità avrebbe svettato anche oggi, ma cosa si sarebbe perso per strada? “Gli uccelli” trasmette una suspense continua nonostante i pochi mezzi dell’epoca rispetto a quanto offre ai giorni nostri l’industria dell’intrattenimento, e se l’avesse realizzato nel 2018 avrebbe “giocato” molto di più, ma il rischio di non creare qualcosa di immortale ci sarebbe stato. Invece è ricordato ancora oggi, mentre “Psyco” figura addirittura quattordicesimo nella lista dei 100 film più belli della storia.
Una cosa sento che sarebbe andata diversamente: i premi. Il regista, dopo numerose nomination, ha vinto un solo Oscar e un Golden Globe, entrambi alla carriera (il Golden Globe appena due anni prima di morire). Una notte degli Oscar da protagonista sarebbe stato un traguardo bello e meritatissimo ma, ancora una volta, questo avrebbe cambiato il suo modo rivoluzionario di far cinema?
L’unica risposta potrebbe darla la teoria delle stringhe, restando su un tema caro a chi si occupa della settima arte, ma nel frattempo potete dire la vostra.

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